Quando un derby accende gli animi fino all'eccesso

Calcio

CESENA. C’è una frase-stroncatura di un critico d’arte inglese tornata in voga in questi giorni: «Ho visto lo spettacolo nelle peggiori condizioni possibili. Il sipario era aperto». Quello che si è visto mercoledì sera al Morgagni è stato irrispettoso verso i cento anni di storia del Forlì, con i suoi massimi esponenti che hanno fatto sì che il derby del centenario precipitasse di livello, diventando per tutta l’Italia il derby dell’aggressione a una troupe televisiva e della pennellata finale di una sala stampa chiusa ai tesserati ospiti.

Trasferte e tensioni

Il direttore generale del Cesena Daniele Martini va in trasferta da una vita e se le ricorda più o meno tutte: «La prima? Mi sembra Frecce Rosse-Martorano, campo di Rivazzurra, campionato di Terza categoria 1982-‘83. Il nostro centravanti era Massimo Tumedei, fortissimo».

Mercoledì sera Martini era a casa, fermato dall’influenza, così ha visto tutto dalla tv. E per un volta, guardare una partita in tv ha offerto spunti maggiori rispetto a chi la guardava dal vivo: «Sono sincero, io di trasferte in vita mia ne ho fatte tante, ma non ricordo scene simili. Posso capire che alla fine possano esserci gli animi accesi, soprattutto in campo dopo una partita dall’epilogo così particolare. Ma è proprio in quei momenti che un dirigente deve stemperare i toni e adoperarsi per calmare le acque. Sono il primo ad ammettere che è difficile, ma il nostro compito è questo. E poi non capisco cosa c’entrino i giornalisti: io ho seguito la gara in diretta tv e non c’è stato nulla di provocatorio, anzi, il telecronista dice “rigore dubbio” e io tra me e me dicevo: ma dai, ma quale rigore dubbio...».

Il giorno dopo, con la tensione della gara raffreddata, si sarebbe aspettato messaggi diversi dal Forlì? «Preferisco non commentare. Ognuno si comporta come meglio crede».

Spunto decisivo

Il Cesena mercoledì sera ha vinto il campionato? Martini scansa e riparte, come sul ring. «No, perché ha ragione Angelini: finché il Matelica va così forte, dobbiamo avere in testa di fare 92 punti. Poi fatalmente la quota promozione si abbasserà, però questo è un campionato unico per merito di Cesena e Matelica, che stanno viaggiando fortissimo. Di certo, la vittoria con il Forlì è contata parecchio: noi avevamo grandissimo rispetto per un avversario che in campo ha dimostrato tutto il suo valore. La vittoria è merito della mentalità di Angelini, che non si accontenta mai: potevamo gestire il pareggio, invece all’ultimo secondo eravamo ancora nella loro area».

Accademia e Villa Silvia

I prossimi mesi definiranno i nuovi equilibri societari con l’allargamento del consiglio e porteranno anche una nuova geografia nel Cesena, con la nascita dell’Accademia Cesena, un progetto in cui Martini crede molto: «Stiamo ragionandone tutti i giorni e sarà un soggetto fondamentale per il futuro del Cesena. Non siamo ancora pronti a spiegare tutto nel dettaglio: di sicuro non sarà una replica del Romagna Centro, ma un serbatoio prezioso per il nostro futuro».

In chiave futura, nei piani della società c’è anche un progetto che riguarda l’acquisto del centro di Villa Silvia? «Non è all’ordine del giorno, ma per fare calcio nei professionisti devi patrimonializzare, non puoi investire solo sulle gambe dei calciatori. Di conseguenza, entro un breve periodo, le strutture dovranno diventare un nostro preciso obiettivo».

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