Sarini: «Quest’anno non difendo una porta: difendo una città»

Lorenzo Sarini, cosa significa difendere la porta del Cesena a 19 anni?
«Significa difendere non solo una porta, ma un’intera città».
Rispetto a un anno fa, quando giocava nel Romagna Centro, le pressioni sono aumentate sensibilmente.
«Certo, non mi nascondo. La maglia del Cesena è più affascinante, è ricca di storia ma è anche molto più pesante. Però è un motivo d’orgoglio poterla indossare e in fondo non vedo l’ora di cominciare a prendermi questa responsabilità, perché giocare per vincere un campionato è molto più elettrizzante e appagante. Tra l’altro, nella sua storia, il Cesena ha sempre avuto una grandissima tradizione con i portieri».
Qual è stato il suo preferito negli ultimi anni?
«Faccio due nomi: Gomis e Agazzi. Il primo lo seguivo da lontano, in allenamento a Villa Silvia, e mi piaceva tantissimo perché nel suo bagaglio aveva tutto: altezza, piedi, elasticità, concentrazione. Con Agazzi ho fatto qualche allenamento ai tempi della Primavera: davvero un grandissimo professionista, come del resto anche Agliardi».
Ha un modello?
«Per la tecnica Neuer, per la mentalità e la concentrazione indiscutibilmente Buffon».
Quest’estate, dopo aver chiuso la stagione con il Romagna Centro, ha idealmente indossato tre maglie...
«Sono tornato per fine prestito al Chievo, che era pronto a girarmi nuovamente in Serie D. Le prime squadre a farsi vive erano state Sammaurese e Savignanese, ma senza nulla togliere loro, quest’estate io volevo una squadra più ambiziosa. Così mi hanno cercato l’Arzignano e l’Imolese e alla fine ho scelto i rossoblù. Ho trascorso quasi un mese con l’Imolese, poi è arrivato il ripescaggio e allora ho scelto di cambiare aria, perché sapevo che non avrei trovato più spazio. Quando il Cesena e Angelini hanno chiamato, per me è stato impossibile rifiutare. Meglio di così non poteva andare anche perché conosco la città, essendo stato per 4 anni e mezzo nel settore giovanile, e l’allenatore, che due anni fa ho avuto in Primavera, prima di trasferirmi a dicembre al Romagna Centro».
Come si trova con un preparatore dei portieri come Francesco Antonioli?
«Mi sembra di andare tutti i giorni a scuola, perché lui è un monumento del calcio. Avere un allenatore con la sua esperienza è fondamentale non solo per noi portieri, ma per tutta la squadra».
Su cosa punta Antonioli durante la settimana?
«Intanto, tiene tantissimo alla tecnica. Anzi, direi che è quasi maniacale. Curiamo molto i movimenti tra i pali, la posizione, il gioco con i piedi e la concentrazione, che anche durante l’allenamento deve rimanere sempre alta».
Angelini ha scelto di affidarsi a un under tra i pali, quindi la concorrenza non manca.
«Per me è uno stimolo, anche perché al mio fianco ho due portieri forti come West e Passaniti e so che ne arriverà un altro che mi dicono essere fortissimo (Shala, ndr). Io vivo ogni allenamento come una gara per cercare di migliorare».
Due anni fa, con il Romagna Centro allenato da Muccioli ha già assaggiato il Girone F. Cosa dobbiamo aspettarci, a cominciare dalla trasferta di domenica ad Avezzano?
«Un girone magari poco affascinante ma davvero molto tosto, dove non c’è nulla di scontato. Sarà un campionato difficile, molto fisico, nel quale ogni domenica i nostri avversari la butteranno sulla battaglia, a cominciare proprio da Avezzano. Per vincere il Girone F non sono sufficienti la qualità e la tecnica, domenica capiremo subito e ve ne renderete conto anche voi tutti di dove siamo capitati».
Lei conosceva già gli under “ereditati” dal Romagna Centro, per aver giocato al loro fianco in queste due stagioni ma non aveva mai giocato con gli over. Qual è il trentenne che l’ha maggiormente sorpresa?
«Non avevo mai visto Alessandro e devo dire che, dal punto di vista tecnico, è semplicemente formidabile».

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