Il Cesena torna a correre

Cesena

 

CESENA. E’ stato sufficiente rimettere nel motore, ingolfatosi due mesi fa, un lubrificante di qualità (Cascione) e una robusta carica di energia (Rodriguez) per far tornare a vincere il Cesena. Non uno spettacolo esaltante, sia chiaro, ma la colpa è stata soprattutto della Reggina, la peggior squadra vista fin qui al Manuzzi, incapace di creare difficoltà ad un Cesena più che discreto ma con la testa pesante per le 8 partite senza vittoria. Il punteggio, che sta stretto ai bianconeri di Bisoli, non è mai stato in discussione, neppure quando uno degli arbitri più esperti della B come Ciampi ha convalidato l’irregolare gol della Reggina. Irregolare in quanto Foglio, che ruba la palla a Rossini dopo un retropassaggio di Defrel e manda in gol Gerardi, non sarebbe potuto rientrare in campo, né dal fondo (cosa non consentita dal regolamento), né senza l’autorizzazione dell’arbitro in quanto era finito contro i cartelloni pubblicitari ed era fuori dal campo da 27 secondi. Ma Ciampi, a centrocampo e con le spalle rivolte a Rossini in attesa del suo rinvio, non vede Foglio volare in campo in modo anti-sportivo, anche perché forse neppure si era accorto che l’esterno sinistro reggino fosse ancora fuori. Ciampi ai giocatori dirà di aver visto tutto e di aver considerato l’azione di rientro di Foglio regolare. Mah... Il suo errore servirà a rendere un po’ più appassionante una gara nel complesso piatta, gestita e comandata dal Cesena dall’inizio alla fine.

Che rientri. Dunque, dopo 8 turni senza un hurrà, il Cesena riprende la marcia interrotta nell’anticipo con il Bari, quando Defrel e Succi firmarono il momentaneo primo posto solitario dei bianconeri. Non è un caso che il successo sia giunto nel giorno del ritorno di Cascione, un giocatore di una conoscenza e di un’intelligenza calcistica superiore alla media, uno che accorcia in avanti sul portatore di palla quando la squadra difende e che si propone sempre per dettare la giocata al compagno quando è il Cesena in possesso. E’ ovunque, ha grande personalità e prende quasi sempre la decisione giusta. Se poi inizia anche a segnare (era andato ko a Novara dopo aver sbloccato il match, è tornato firmando il 2-0 con il classico gol dell’ex), è il massimo. Intanto, l’importanza di Cascione sta tutta nei numeri: 20 punti nelle 10 partite giocate, 9 nelle 9 gare in cui è rimasto a guardare (compresa quella con il Siena, quando rimase in panchina). Se Cascione è la saggezza e la serenità, Rodriguez è il tremendismo e il furore. Godesse di buona salute, potrebbe competere per la classifica dei cannonieri. Invece nell’ultimo anno e mezzo lo spagnolo ha avuto mille guai muscolari che gli hanno permesso di giocare appena 602 minuti (14 spezzoni di gara), tempo che gli è stato però sufficiente per segnare 6 gol, uno ogni 100 minuti (media clamorosa). Rodriguez è una vera presenza in prima linea. Intanto perché è molto freddo e in area raramente fallisce le occasioni che gli capitano (il gol del 3-1 è una delicata pennellata con l’esterno destro sotto il corpo del portiere in uscita), poi perché esce sempre con i tempi giusti sulla prima giocata dei difensori, mettendoli in crisi. Si prenda come esempio il furto che fa al 2’ su Adejo e il successivo assist che Succi spreca da pochi passi.

In discesa. La gara di ieri ha anche detto che Rossini è affidabile (sicuro in uscita, bravo tra i pali), che Renzetti è un esterno sinistro come nessun altro in B, che D’Alessandro (ben coperto alle spalle da De Feudis) può fare anche il quinto di destra. D’Alessandro ha avuto il merito di sbloccare la gara con un tiro-cross alzato da Lucioni (già reo di aver perso una palla sanguinosa) oltre le braccia di Zandrini. Ma il meglio del sabato del villaggio è stata la reazione all’ingiustizia del gol subìto. A parte un blitz al 70’ (colpo di testa di Cocco su sviluppi di palla inattiva bloccato da Rossini), nell’ultima mezz’ora si è giocato nella metà campo reggina. Con il Cesena che prima ha fatto l’impossibile per segnare il 3-1, quindi ha difeso il doppio vantaggio tenendo la squadra di Atzori nella trequarti difensiva. Chiamasi mentalità. Ciò che era mancato ultimamente.

 

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