Belletti al Tour d'Ungheria entra nel club degli sprinter che hanno vinto una gara a tappe

Archivio

SANT’ANGELO DI GATTEO. Con il successo al Tour di Ungheria, Manuel Belletti si è iscritto ufficialmente a un club esclusivo: quello dei velocisti in grado di vincere una corsa a tappe. Un evento piuttosto raro nel ciclismo, neanche un mito come il “Re Leone” Mario Cipollini, 189 successi in carriera, ha mai avuto la soddisfazione di centrare.

Ci è riuscito invece il santangiolese dell’Androni Sidermec al termine di una settimana vissuta da protagonista assoluto con una vittoria, due secondi e due terzi posti.

In terra magiara Belletti partiva come il velocista di riferimento, con un profetico numero 1 sulla schiena e con una pazza idea che gli girava nella mente. «Voglio essere sincero – spiega il neo imperatore d’Ungheria – devo ammettere che prima della partenza avevo pensato seriamente di poter lottare per la classifica generale e di poter vincere. C’erano però tantissime incognite perché con le squadre ridotte non è facile controllare la corsa e perché nessuno sapeva veramente quanto fosse stato duro il percorso e in particolare la lunga salita della tappa di venerdì. E poi c’era lo svizzero Schelling, vincitore del cronoprologo, che è un giovane fortissimo su tutti i terreni».

Giorno per giorno, maglia gialla dopo maglia gialla, è salita la consapevolezza di poter veramente lottare per l’obiettivo massimo. «La squadra ha fatto un lavoro incredibile in tutte le tappe – prosegue Belletti – e in tutti gli sprint sono riuscito a piazzarmi e conquistare gli abbuoni per la classifica. Nella tappa di Miskolc, quella più impegnativa, ho stretto i denti e con l’aiuto dei compagni, sono riuscito a rimanere nel gruppo dei migliori composto da soli 15 atleti».

Eppure al termine di ogni tappa, nelle interviste post gara, il santangiolese appariva sempre abbastanza teso e imbronciato. «La vittoria finale ha cancellato quasi tutto – continua il velocista dell’Androni – ma in parte, durante la corsa, ero deluso perché potenzialmente c’era la possibilità di fare “cappotto” e di vincere tutte le tappe. In particolare in due occasioni ero consapevole di aver gettato la vittoria al vento e la maglia di leader non mi bastava come consolazione».

Il successo ungherese è una grandissima spinta morale verso l’importantissimo finale di stagione. «Sono veramente contento, perché non mi sarei mai aspettato di vincere una corsa a tappe e perché sono convinto di aver vinto una gara destinata a crescere di anno in anno. Ora mi aspetta un lungo ritiro a Livigno con la squadra e poi mi concentrerò sul calendario italiano a settembre. Per il team è fondamentale per vincere la Ciclismo Cup e per ottenere l’invito d’ufficio al prossimo Giro d’Italia. Io sto bene, sono carico e mi piacerebbe tornare a vincere in Italia. Dove? Se dovessi scegliere direi il Memorial Pantani, ma il percorso è ancora più duro del solito. Più realistici sono il Trofeo Matteotti e la Coppa Bernocchi».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui