Unieuro e OraSì, è già derby... per il quinto posto
Dietro al quartetto d’archi
Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto. Con una promozione diretta per girone e i play-off allargati di conseguenza sino al 9° posto, la tanto temuta diaspora verso la serie A degli italiani non c’è stata. Semmai si è assistito al percorso inverso. Anche di molti stranieri. Si annuncia, quindi, un’A2 di maggiore livello, con 4 teoriche superpotenze che lotteranno per salire direttamente. In rigoroso ordine alfabetico: Bologna, Treviso, Udine e Verona. Immediatamente dietro, però, possono competere proprio Forlì, Ravenna, Montegranaro e la sorpresa estiva Cento con possibili inserimenti di Mantova e Jesi. Si lotta, quindi, per il 5° posto? Forse, ma sopra c’è ogni anno chi delude. E poi arrivare quinti, vuole comunque dire avere il primo turno play-off in casa e questo obiettivo possono provare a porselo sia Unieuro che OraSì.
La rinascita forlivese
Per Forlì si tratta di un cambio di prospettiva epocale, perché dopo la scomparsa della Libertas nel 1999, solo una volta è stata raggiunta la post season di A2. Nel 2012-2013. Questo traguardo, invece, è l’obiettivo minimo per la squadra di Giorgio Valli che ha beneficiato del surplus di budget (si dice tra il 20 e il 25 per cento) per una campagna acquisti mai così ricca, anche di “nomi”. Ne è derivato un quintetto base (Giachetti-Johnson-Marini-Donzelli-Lawson) di primissima fascia che se esprimerà appieno il proprio potenziale, farà decollare entusiasmi e classifica. Ovviamente la “perla” è Kenny Lawson. Basta il suo curriculum. In A2 tra Recanati e Virtus Bologna ha fatto il bello e il cattivo tempo e la sua crescente dimensione perimetrale, dà un’arma in più che lo scorso anno con Diliegro non c’era.
Oltre al proprio pivot-faro, però, c’è un terzetto “azzurro” in rampa di lancio che promette molto: Marini-Donzelli-Oxilia garantisce davvero rispetto al precedente (Severini-Castelli-Fallucca) una doppia dimensione di tiro e attacco frontale al canestro. Questo fa sì che la nuova Unieuro possa, anzi debba, giocare più in velocità. Grazie anche a Giachetti che in questo è più adatto rispetto al pur bellissimo Naimy.
Dubbi biancorossi
Qualche dubbio, però, è il caso di porlo sin d’ora. Su tutti i molti giocatori reduci da un’annata travagliata sotto il profilo fisico. Da Bonacini a De Laurentiis, da Donzelli a Johnson, in caso di malanni la rotazione non appare abbastanza lunga da dare garanzie. Soprattutto vicino a canestro dove prima c’erano Diliegro, De Laurentiis, Castelli (quasi più un “5”) e Thiam. Ora con Donzelli più perimetrale e con Dilas che viene dalla C Silver, qualche perplessità in caso di assenze nel reparto c’è. Lawson non può fare il boia e l’impiccato.
Infine altre due domande: Johnson ha talento, ma rispetto a Jackson non dà sulla carta quell’aiuto in regia che stando alle dichiarazioni di Renato Pasquali si cercava dalla guardia straniera. Sì, perché Giachetti è un signor play, ma a 35 anni dopo la stagione di alti e bassi di Ravenna saprà ritrovare continuità ad alto livello?
Rinnovamento OraSì
Dopo la delusione del nono posto era lampante che Ravenna avrebbe profondamente rinnovato e così è stato. Un rinnovamento che non fa rima, però, con ridimensionamento e questo è l’aspetto che maggiormente rincuora i tifosi. Lo si è capito subito quando la scelta sul direttore generale è caduta su Julio Trovato, il quale si è fatto trovare prontissimo a chiudere la falla creatasi con l’addio di Antimo Martino. Il prescelto è stato Andrea Mazzon e proprio sulle qualità, ma diciamo anche sulle motivazioni di un tecnico che prima del ritorno primaverile a Capo d’Orlando mancava dall’Italia dal 2013, si poggiano molte, fondate, speranze di un campionato in tranquilla zona play-off. Già, perché anche la squadra è stata ritoccata senza follie finanziarie e se diamo un’occhiata alla teorica panchina giallorossa vediamo Montano, Cardillo e Gandini. Tanto, davvero tanto materiale di alto profilo. In quintetto, poi, con Laganà il basket italiano ritrova un play che prima dei tanti infortuni patiti, era destinato a una carriera brillante. Dopo essersi rilanciato a Bergamo può confermarsi all’OraSì e la sua altezza e versatilità ne fanno, con l’agonismo di Cardillo, una delle pietre angolari anche del sistema difensivo ravennate. Per l’attacco, poi, ci penserà Adam Smith e questa è una garanzia.
Incognita millennial
Sì, Adam Smith segna sempre e ovunque, ma a ben guardare l’attacco si poggia davvero tanto su di lui. Troppo? Lo dirà il campo che è chiamato anche a dare un altro verdetto importante: la scommessa sull’estone Mikk Jurkatamm è un azzardo? Ravenna è la prima squadra che lancia un 2000 in quintetto e merita applausi per questo coraggio. Certo, c’è Cardillo a coprire le spalle, ma il ragazzo prelevato dalla Virtus Bologna è pronto al grande salto? Di lui si dice che abbia una faccia di bronzo, giochi come un veterano e non abbia alcuna paura a tirare. Le giovanili, però, sono un’altra cosa, servirà tanta pazienza da parte di tutto il club per vincere la scommessa.
Altri dubbi? Sì. Il primo è la verticalità che Ravenna con Smith e Grant ha sempre avuto. Adesso c’è Hairston che è possente, ha movimenti e tiro anche frontale, ma non è un saltatore. E non essendolo neppure Masciadri... Forse per questo c’è Gandini che dalla panchina è un lusso con la sua fisicità e le sue doti da rimbalzista. Il secondo dubbio riguarda la cabina di regia: Montano l’anno scorso da “combo” ha deluso e dal mercato non è arrivata una vera alternativa a Laganà perché l’ex lughese Rubbini è solo un “progetto di play”. E allora anche a questo penserà nel caso Smith che però non può fare troppe cose.