I debiti sono saliti a 52 milioni: il Cesena ne chiede la ristrutturazione

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alessandro burioli

Fortunati quelli di Houston che hanno solo un problema, viene da dire analizzando il bilancio dell’Ac Cesena al 30 giugno 2017. Che è stato chiuso con una perdita di poco più di due milioni di euro (per la precisione 2.010.537) ma che, ed è questo il dato più shockante, vede una situazione debitoria di oltre 50 milioni. Per garantire la continuità aziendale, e quindi evitare la chiusura a fine stagione, il Cesena ha già predisposto un robusto piano di risanamento. Il fatto che il bilancio sia stato depositato solo ora è legato al fatto che il club bianconero voleva avere la certezza di poter portare a termine con possibilità di successo ciò che viene annunciato nella nota integrativa, al paragrafo “Criteri di valutazione e principi contabili”. E cioè che «dopo aver effettuato le necessarie verifiche, ed aver valutato tutte le incertezze, gli amministratori hanno la ragionevole aspettativa che la società, considerati gli effetti positivi sulla situazione patrimoniale e finanziaria del Piano di Ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis e 182-ter Legge Fallimentare in corso di finalizzazione abbia adeguate risorse per continuare la normale operatività nei prossimi 12 mesi. In ogni caso, al fine di garantire la continuità aziendale verranno presi, come finora effettuato dai soci (in primis Cesena & Co. Scrl), gli opportuni provvedimenti di legge; la medesima controllante per assicurare la normale operatività (inclusa la positiva conclusione delle trattative con i fornitori e l’Erario) ha altresì garantito l’eventuale necessario supporto finanziario».

Dunque, non andata a buon fine un anno fa la rottamazione delle cartelle Equitalia, il Cesena imbocca ora la via della ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182 bis/ter con la speranza che conduca in un luogo sicuro.

Situazione debitoria

Con ordine. Ci sono voci di bilancio su cui fare luce. Intanto, il capitolo legato al debito: al 30 giugno 2016 era di 45.311.423 euro, dodici mesi dopo ha sfondato il tetto dei 50 milioni e due mesi fa, il 28 febbraio 2018, è salito a 52 milioni (il totale debiti è sceso dagli 80.125.837 milioni dello scorso giugno a poco più di 74 milioni, ma le partite in compensazione con gli altri club sono diminuite da 29.303.426 a 22 milioni di euro). La voce più pesante è quella con l’agenzia delle entrate: i debiti tributari si sono ingrossati di 4 milioni, passando da 29.420.009 a 33.367.087 euro. Quelli verso i fornitori sono invece scesi (da 6 milioni di euro del giugno 2016 a 5.728.162 di un anno dopo fino agli attuali 4 milioni e mezzo). Più o meno stabili quelli con le banche, che si sono snelliti di 15mila euro in 12 mesi (8.574.679 nell’ultimo esercizio).

Valore della produzione

Il valore della produzione scende del 15,4 per cento, passando da 41 milioni 701mila a 35 milioni 281mila euro, questo nonostante 21 milioni 913mila euro di plusvalenze. Anche in questo esercizio pesano in modo esagerato le operazioni con il Chievo: Garritano, il giovane Grieco, Rigione e Rodriguez sono stati ceduti per 15 milioni totali, in cambio (valore di 14 milioni) sono arrivati Kupisz, che sarà però inserito nel prossimo bilancio, e i giovani Borgogna, Placidi, Tosi e Zambelli. Se il piano di ristrutturazione andrà a buon fine, il player trading perderà valore e gli ammortamenti, scesi nell’ultimo esercizio da 18 milioni e spiccioli a 13 milioni e 316mila euro ma che continuano ad essere così “appiccicosi” da soffocare in un abbraccio mortale il club, finiranno per fare meno paura in quanto il Cesena vedrebbe alleggeriti in modo sensibile i propri debiti.

Altri numeri

Detto che la diminuzione degli ammortamenti ha consentito di minimizzare il peggioramento del M.O.L. (sceso comunque da 3 milioni 58mila ad un milione 667mila euro), il costo del personale non accenna a diminuire e nella passata stagione è stato di 11 milioni e 28mila euro (157mila euro in meno rispetto al campionato precedente), così suddiviso: 6 milioni 435mila euro per i calciatori, quasi 2 milioni per gli allenatori, 920mila euro per istruttori tecnici, dirigenti e impiegati. Numeri non più sostenibili.

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