«A Cesena sto troppo bene e sono in debito con i tifosi»

CESENA. Tomasz Kupisz, come giudica la sua stagione dopo 32 giornate di campionato?

«Al momento preferisco non giudicarla, semplicemente perché ci sono ancora 10 partite da giocare e c’è tanto lavoro da fare. Vi risponderò il 20 maggio».

E allora come giudica la stagione del Cesena?

«Io sono arrabbiato perché, con tutte le partite che abbiamo giocato e tutti i vantaggi che abbiamo sprecato, ci mancano un bel po’ di punti: direi almeno 5. In queste ultime 10 partite dovremo riprenderci i punti che abbiamo perso».

Domani sera torna per la prima volta da ex a Novara. Un anno fa che stagione ha vissuto?

«Da quando sono in Italia, direi la peggiore. Mi aspettavo di più e soprattutto mi aspettavo di giocare di più, anche perché mi aveva voluto Boscaglia, che avevo avuto l’anno prima a Brescia e con il quale avevo disputato 40 partite su 42. Durante la stagione abbiamo cambiato tantissime volte modulo: all’inizio 4-2-3-1, poi 4-3-1-2, quindi 3-5-2 e infine 3-4-1-2. Non è stata un’esperienza fortunata».

Quale sarà l’insidia più grossa al Piola per il Cesena?

«Faccio due nomi: Puscas, che segna sempre da quando è arrivato a gennaio, e Moscati. E occhio anche al mio amico Orlandi, che sento sempre almeno una volta alla settimana. Dovremo fare attenzione innanzitutto a loro, ma poi dovremo pensare soprattutto a noi».

Quanto è dispendioso per un esterno, dal punto di vista fisico, il sistema di gioco di Castori?

«Io lavoro per questo e tutti gli esterni fanno 12 chilometri di media a partita. Questo modo di giocare non mi pesa: queste sono le mie caratteristiche».

Contro il Perugia ha sfiorato il quarto gol stagionale, che l’avrebbe avvicinata al suo primato di gol (6) di due anni fa a Brescia.

«Io punto sempre al meglio, quindi cercherò di fare altri 4 gol da qui alla fine della stagione: voglio battere il mio record».

Dieci anni fa lei si è trasferito da giovanissimo in Inghilterra. Come ha fatto a finire al Wigan?

«Mi notarono a un torneo con l’Under 17 della Polonia. Il salto è stato notevole: un’altra vita, un’altra esperienza. A casa i miei genitori mi hanno insegnato la cultura del lavoro e in Inghilterra ho rispettato l’insegnamento».

Dal punto di vista calcistico come è stato l’impatto?

«In Inghilterra ho capito che per giocare bisogna dare il massimo. Restavamo sul campo anche dopo l’allenamento, con il tecnico che rimaneva a disposizione per tutta la giornata».

Ha pure segnato sia al Liverpool che al Manchester United? Si trattava delle seconde squadre, ma la soddisfazione resta.

«Contro il Liverpool ho giocato ad Anfield, contro il Manchester ho affrontato Welbeck e Macheda. Chicco l’ho ritrovato a Novara l’anno scorso e anche lui ricordava quelle battaglie».

Torniamo al presente: come si trova a Cesena?

«Troppo bene. Mi dispiace solo non essere ancora riuscito a regalare le meritate soddisfazioni ai tifosi: mi sento in debito».

Quanti punti servono per salvarsi?

«Io dico 15».

Quest’estate seguirà il Mondiale?

«Certo, farò il tifo per la Polonia. Il girone con Colombia, Giappone e Senegal è equilibrato. Tutto dipenderà da Lewandowski».

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