«Ai play-out mi sono salvato due volte ma quest’anno vorrei riuscirci prima»

Gabriele Moncini, venerdì sera contro il Foggia, proprio nel finale, Laribi l’aveva messa davanti al portiere con un assist perfetto. Poi cos’è successo?

«E’ successo che mi sono venuti i crampi. Peccato, perché era una palla perfetta, mancava un quarto d’ora e avremmo potuto anche vincere. Mi sono mancate le gambe sul più bello, sembrava che mi avessero sparato».

Quante scorie ha lasciato la sconfitta dello Zaccheria?

«E’ stata una partita difficile da metabolizzare, ancora oggi sto rosicando. Dà fastidio soprattutto perché il punto era meritato».

Non giocava dal primo minuto dalla trasferta di Avellino, dove non avevate interpretato la gara nel modo giusto. Tra Spezia e Foggia, invece, il Cesena è migliorato.

«C’è stata una scossa a livello di prestazioni. Questa mentalità diversa ora dobbiamo portarla su ogni campo».

Cosa le sta insegnando la prima stagione vera in serie B?

«Che il campionato non finisce mai e che sei sempre sotto tiro. Ma sto imparando tanto, sento più pressione e soprattutto avverto le responsabilità. Nelle altre stagioni mi sentivo di passaggio a Cesena, oggi no. Leggo i giornali, sento i tifosi e avverto fiducia: tutti hanno capito chi è Moncini e devo dire che è bello essere considerato importante».

Dopo 31 giornate ha totalizzato 19 presenze, 4 gol e 2 autoreti procurate. E’ un bottino che la soddisfa?

«Le autoreti le conto anche io, anche se non fanno classifica. Come minutaggio ci sta, ma io sono un centravanti e ogni anno punto alla doppia cifra. Quindi non sono soddisfatto, anche se sento di essere maturato innanzitutto a livello di atteggiamento. Ho cambiato il modo di vivere rispetto agli altri anni, quando ero ancora un ragazzino. Il merito è anche del mio procuratore Filippo Breschi: a Prato mi martellava con i filmati sull’iPad. Analizzavamo insieme tutti i giorni i miei movimenti e quelli degli altri attaccanti. Anche oggi, quando siamo insieme, stiamo ore davanti al tablet a guardare e a studiare».

Qual è il difensore che per ora l’ha messa più in difficoltà?

«Domizzi. Contro il Venezia e mi ha impressionato: a 38 anni suonati non si è fatto mai saltare da Lamin (Jallow, ndr), che va il doppio. Poi dico Canini della Cremonese».

Tra gli attaccanti ha un maestro?

«Ciccio Tavano a Prato è stato un insegnante: mi spiegava come calciare sotto le gambe dei difensori e tutti i trucchi».

Quale partita di questa stagione vorrebbe giocare o rigiocare?

«Cesena-Pro Vercelli, per tanti motivi. Guardando la classifica, è quella che pesa di più».

La classifica di oggi è uno stimolo o una preoccupazione in più?

«Io sono più che tranquillo. Ho vissuto due stagioni in Lega Pro e ho fatto due volte i play-out: c’erano atteggiamenti e un clima diverso. Oggi, rispetto a Prato, noi abbiamo una identità e l’aria è diversa. La classifica non è bella, ma ho sensazioni positive. I play-out sono tremendi: negli ultimi due anni è andata bene, ma io voglio salvarmi prima».

A proposito: quanti punti servono da qui alla fine?

«Io dico che con 18-19 punti è fatta, però magari ne potrebbero bastare anche 15, cioè i punti fatti all’andata nelle ultime 11 giornate».

Lo sa che il Perugia non prende gol da 351 minuti?

«No, questa non la sapevo (sorride, ndr). All’andata il Perugia fu la svolta, speriamo di ripeterci».

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