Magnani, una finale a testa altissima

Rimini

SOPOT. Nona al mondo e terza in Europa. La finalissima dei 3000 iridati a Sopot si è chiusa per Margherita Magnani con un buon 9° posto, specie considerando la desuetudine della cesenate a due turni così ravvicinati (batterie appena venerdì) e l’alto livello delle avversarie.

Passo in avanti. Questo risultato deve rappresentare per l’azzurra un punto di partenza per l’ulteriore crescita che, crono alla mano e autorità in pista dimostrato, è alla sua portata. Forse la polacca Plis (settima in 9’07”05) e l’americana Rowbury (9’07”82) andavano battute, ma la Magnani (in quel poco che abbiamo potuto vedere della sua finale, grazie alla solita farneticante diretta Rai, con uno dei momenti cruciali della gara “saltato” e il passaggio improvviso tra un canale e l’altro) ha subìto il cambio di ritmo delle etiopi. Brava comunque la romagnola a riprendersi nel finale e a chiudere in 9’10”13. Il suo, dopo quello di Fassinoti (6° nell’alto), resta il miglior risultato della spedizione azzurra, il che la deve inorgoglire e stimolare. Già ad agosto, agli Europei di Zurigo, potrà fare bene.

Le parole. «Mi spiace un po’ - ha spiegato Margherita Magnani a fine gara - perché avrei voluto terminare tra le prime otto, ma ho perso contatto dall’americana Rowbury e non sono più riuscita a riprenderla. Sinceramente speravo che venisse fuori una finale diversa: sapendo di valere intorno agli 8”45, avrei voluto un passaggio più veloce, al di sotto dei 3 minuti nei primi mille metri, per poter avvicinare i miei limiti. In ogni caso, sono assolutamente soddisfatta di come è andato questo Mondiale. Sono cresciuta da ogni punto di vista, soprattutto a livello mentale».

La gara. Difficile, del resto, che i 3000 di Sopot avessero un andamento diverso da quello di una corsa tattica, con l’etiope Dibaba nettamente superiore. Nei primi giri Genzebe si metteva in fondo al gruppo e davanti (passaggio di 1’22”36 ai 400) c’erano la Jamal e proprio Margherita. Calma piatta fino a quando la Genzebe non ordinava alla connazionale Ayalew di cambiare il ritmo: ai 1000 l’africana passava in 3’24”50, poi dava un ulteriore scrollone e in testa restavano in 7, con la Magnani dietro (nona) ai 2000. Qui la Dibaba (6’16”10) cambiava marcia, per un ultimo mille in 2’38”: oro a braccia alzate, davanti alla keniana Obiri (8’57”72) e alla Jamal (8’59”16). Tra le europee a precedere a Magnani, oltre alla già citata Plis, c’era l’olandese (solo di passaporto) Hassan.

 

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui