Dovizioso lancia la sfida alla cabala: chi vince in Qatar di solito non è iridato

FORLÌ. Febbre “DucaDovi” in Italia e non solo. Gli appassionati di motociclismo hanno ancora negli occhi la bellissima vittoria di Andrea Dovizioso a Losail, dopo aver piegato la resistenza di Marc Marquez e Valentino Rossi, in una danza perfetta giocata a 300 chilometri orari e più.

La sfida è lanciata

Il romagnolo ha aperto la stagione gettando il guanto di sfida a tutti e dimostrando che il 2017 non è stato un anno di grazia. Immediata è scaturita la voglia di trovare nella “cabala” e nelle statistiche la possibilità di prevedere il futuro e avere un appiglio per essere ancora più fiduciosi: come se non bastasse la dimostrazione di forza di questo “DesmoDovi” o meglio del “DucaDovi”. È dal 2004 che la MotoGp inizia la sua avventura nel deserto del Qatar. In quella prima edizione vinse Sete Gibernau (Honda), ma poi il titolo andò a Valentino Rossi. Nelle stagioni a seguire, il vincitore della gara di esordio stagionale in notturna, non si è confermato campione spesso. In 14 edizioni del Gp di Losail questo si è verificato in 5 occasioni: nel 2005 con Rossi; nel 2007 e nel 2011 con Stoner; nel 2012 con Lorenzo, e nel 2014 con Marquez.

Negli ultimi tre anni chi ha vinto in Qatar non si è aggiudicato il titolo: Rossi, Lorenzo e Viñales hanno visto trionfare Lorenzo e per due volte Marquez, dopo aver vinto a Losail. Insomma la “cabala” e le statistiche non danno una gran carica anche se poi, alla fine, contano zero. Quello che importa è che in Qatar abbiamo ritrovato un Andrea Dovizioso ancora più forte e solido rispetto al 2017. Ha sbagliato nella Q2, il forlivese, finendo per restare “intruppato” nel gruppo e centrando una partenza in seconda fila, è scattato male al via, ma non si è perso d’animo e con freddezza ha raggiunto i primi, con calma, senza affaticare troppo le gomme. Poi li ha attaccati e passati al momento giusto. A 5 giri dal termine si è trovato primo, con un mastino come Marc Marquez attaccato alle caviglie; ma non si è innervosito ed ha fatto alcune tornate perfette. Anche Valentino Rossi, a dispetto dei tanto “strombazzati” problemi della Yamaha M1, è riuscito a girare con i due fino alla fine, tenendo lo stesso passo ma questo non gli è servito a minacciare Dovi.

Dopo tanti anni di MotoGp, vissuti a volte da comprimario di lusso, il romagnolo ha l’esperienza e la freddezza per tenersi dietro 15 titoli mondiali (9 di Vale e 6 di Marc) senza perdere la calma. Questa consapevolezza deve dare fiducia, al di là delle statistiche. Ora non resta che attendere i circuiti pro-Marquez e negativi per “DesmoDovi” per vedere cosa farà il romagnolo: se saprà limitare i danni e piazzarsi dietro allo spagnolo il sogno mondiale potrebbe ripetersi con maggior forza.

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