Cesena, su la testa: per salvarsi basta poco

CESENA. «La classifica? Non la guardiamo». Una delle frasi più abusate nelle conferenze stampa di fine inverno ha oggi finalmente un senso, in un trionfo di asterischi e recuperi che condizionano il campionato e, appunto, la classifica di serie B, dove solo 8 squadre su 22 hanno rispettato il calendario. Tra queste c’è anche il Cesena, che si è messo in pari martedì nel recupero contro la Pro Vercelli. Il 2-2 ottenuto sullo scivolosissimo Manuzzi ha chiuso un primo ciclo di scontri diretti che non ha fatto svoltare la stagione del Cavalluccio.

Occasioni perse

Nelle sfide contro le ultime tre della classe Castori ha fatto meglio di Camplone, anche perché era statisticamente impossibile fare peggio, ma non è riuscito a cambiare passo conquistando solo 4 punti sui 9 a disposizione, in virtù del rocambolesco 4-3 contro la Ternana, dell’amaro 2-2 contro la Pro Vercelli e del delittuoso 2-1 incassato ad Ascoli. Nel girone d’andata il Cesena non strappò neppure un punto contro le tre peggiori squadre del campionato, ma la tanto attesa svolta non è arrivata, colpa di un approccio completamente sbagliato al Del Duca e di un calo (ma soprattutto di eventi sfortunati) l’altra sera al Manuzzi. Ricapitolando, sui 18 punti a disposizione nelle 6 partite contro umbri, marchigiani e piemontesi (andata+ritorno), Laribi & company hanno vinto solo una volta e perso addirittura quattro partite: se il Cesena non riesce ancora a mettere in moto, ritrovandosi con due piedi nelle sabbie mobili, la colpa è soprattutto di questo filotto negativo.

Scontri diretti

Nelle ultime 13 giornate di questa altalenante stagione, il Cavalluccio giocherà 7 gare in casa e 6 gare in trasferta. Considerando che nel girone di ritorno sono arrivati 5 punti al Manuzzi e 4 lontano dalla Romagna, diventa impossibile stabilire quali siano i vantaggi e gli svantaggi. E allora proviamo a decifrare il peso delle gare che valgono doppio: gli scontri diretti. Considerando l’attuale classifica, quindi partendo dalle squadre a quota 34 e scendendo verso il basso, il Cesena ne dovrà giocare ancora quattro e tutti consecutivi: si comincia prima di Pasqua, il 30 marzo, sul sintetico di Novara mentre ad aprile sono in programma la gara casalinga contro l’Entella e le due trasferte di Salerno e Brescia da vivere in una settimana piena (con in mezzo il match interno con l’Empoli). La sfida del Rigamonti del 21 aprile chiuderà sia il tour de force che il tour salvezza e inaugurerà il caldissimo (e difficilissimo) finale contro tutte le big in lotta per promozione diretta o play-off. All’andata, contro le quattro rivali salvezza appena citate, il Cesena non ha mai perso. Anzi, ha sfiorato un clamoroso en plein di vittorie prima di farsi rimontare tre volte da Novara (2-2), Entella (2-2) e Salernitana (3-3), mentre con il Brescia decise la zuccata di Scognamiglio (1-0).

Medie e punti

Se la classifica delle concorrenti è condizionata dai recuperi, su quella del Cesena non ci sono grossi dubbi. Con 32 punti conquistati in 29 giornate, il Cavalluccio viaggia a una media di 1,10 punti a partita. Con Castori il rendimento è da piena salvezza con una media di 1,27 punti a partita (28 in 22 giornate, tra 53 e 54 in un intero campionato) e se il Cesena dovesse mantenere questo passo chiuderebbe a quota 49, un traguardo che dovrebbe essere sufficiente per salvarsi senza passare dalle forche caudine dei play-out. Per stare dalla parte del sicuro servirebbe un punto in più: con 18 punti nelle ultime 13 giornate (1,38 a partita) la salvezza sarebbe garantita. Ma attenzione: all’andata, dalla gara contro il Carpi alla chiusura sul campo della Cremonese, i castorizzati hanno totalizzato 3 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte per un totale di 16 punti. Non serve la calcolatrice per capire che nel girone di ritorno bisognerà fare qualcosa di più. Perché chiudere il campionato a 48 potrebbero essere guai.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui