La leggenda di Dario Ambrosini oggi celebra il suo centenario

Moto

CESENA. Primo cesenate a fregiarsi del titolo mondiale, Dario Ambrosini nasceva 100 anni fa, il 7 marzo 1918, a Case Finali (nei pressi di quella che oggi è la rotonda con la foglia) da una famiglia di agricoltori conosciuta come i “Michelin”. Dal padre Urbano, detto “Machinon” perché possedeva una grossa mietitrebbia, ereditò la passione per i motori.

Campione del mondo

Dopo le scuole professionali, Dario (che in famiglia tutti chiamavano Leo) iniziò a lavorare come meccanico nella concessionaria locale della Moto Guzzi. Le prime corse in moto e le prime vittorie (1939) le fece su una Benelli di serie, preparata dal concessionario di Cesena. All’epoca si correva sui circuiti cittadini, cioè sulle strade della viabilità ordinaria. Di corporatura minuta e di media statura, Ambrosini non era un pilota spregiudicato, ma preferiva concentrarsi allo studio del tracciato e alla messa a punto del mezzo.

Lo scoppio della guerra lo obbligo a ridurre l’attività per quanto il servizio militare nella Milizia Stradale a Roma gli consentì di rimanere in sella alle due ruote. La ripresa post bellica lo vide correre prevalentemente su una Guzzi Albatros 250, con cui nel 1947 conquistò il titolo italiano e debuttò in gare internazionali, compreso il primo Motomondiale istituito nel 1949, classificandosi al secondo posto. Occasionalmente guidò anche una Gilera Saturno 500, MV Agusta 125, Scotter Lambretta, Moto Morini 125. Ma è alla Benelli, a cui ritornò nel 1948, che legò la sua fama.

Nel 1950 su Benelli Bialbero vinse il prestigioso Tourist Trophy sull’isola di Man, poi di nuovo il titolo italiano e soprattutto si laureò campione del Mondo (primo romagnolo a vincere il titolo iridato) della 250 al termine del Gran Premio di Monza. La sua moto fu esposta a Cesena per un giorno al cinema Eliseo e poi fu messa in vetrina presso la concessionaria Benelli in Via Mura Ponente (zona Barriera) di cui era egli stesso diventato titolare.

L’ultima corsa

Il successo e la fama non scalfirono il carattere schivo di Ambrosini. Ma i giorni felici erano destinati a interrompersi improvvisamente. Su otto Gran Premi disputati in carriera ne aveva già vinti cinque e negli altri tre si era piazzato secondo. Ancora in corsa per il titolo mondiale 1951 nel quarto di litro, il centauro cesenate si apprestò a disputare il Gran Premio di Francia, il terzo della stagione, sul circuito cittadino di Albi. Prima si cimentò nelle prove della 250, poi passò a quelle della 350. Al terzo giro aprì al massimo il gas ma la sua Benelli sbandò inaspettatamente, Ambrosini fu sbalzato di sella e finì tragicamente la corsa contro un palo. Non ci fu nulla da fare. Era il 14 luglio 1951.

Lutto in città

La notizia della morte arrivò a Cesena con una telefonata raccolta dal padre in concessionaria e si diffuse presto in tutta la città. I solenni funerali si svolsero tre giorni più tardi quando il feretro tornò a Cesena e scortato da oltre 200 motociclisti arrivò in piazza del Popolo dove l’attendeva il sindaco Corradino Fabbri. Dal Municipio fu trasportato alla chiesa di San Pietro per l’ultima messa e infine al cimitero urbano, sorvolato da un aereo da turismo da cui fu lanciata una corona di fiori.

In città il Moto Club Fratelli Biguzzi aggiunse il nome di Dario Ambrosini, al quale fu intitolato anche il Trofeo che veniva assegnato in occasione del tradizionale Circuito di Cesena disputatosi sulle strade di Madonna delle Rose e della Via Emilia fino al 1956. Un circuito cittadino in cui Ambrosini si era imposto tre volte: nel 1946 e 1947 su Moto Guzzi, nel 1948 su Benelli.

Sul luogo dell’incidente in Francia fu piantato a ricordo un cippo, tutt’oggi esistente, e su cui per alcuni anni giungeva puntualmente da Cesena sulla sua Moto Guzzi l’amico Francesco Biribanti per commemorarlo. Una tradizione di famiglia rinnovata anche lo scorso anno da Paolo, il nipote di Biribanti, e la moglie Serena, arrivati dalla Romagna in sella ad una Yamaha Super Tenéré. Oggi al campione cesenate è intitolato il piazzale tra l’Ippodromo e la piscina comunale.

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