Il grido d'allarme della Bunge: ora serve l'aiuto della città

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RAVENNA. La “chiamata alle armi” utilizzando una espressione del presidente Luca Casadio. La Bunge chiude con un pizzico di preoccupazione e una spruzzata di incertezza la settimana più bella della sua stagione, nella quale ha conquistato in rapida sequenza i play-off scudetto e la semifinale di Challenge Cup. Il futuro è nebuloso, a sentire i massimi vertici della società giallorossa, riuniti ieri in conferenza stampa alla vigilia degli appuntamenti chiave della stagione: non è in dubbio il proseguimento dell’attività ma la qualità del lavoro sì perché dal prossimo anno torneranno le retrocessioni dalla serie A1 e serviranno nuovi investimenti per essere competitivi. A illustrare il momento importante del club è il direttore generale Marco Bonitta. «I nostri successi, i risultati che vediamo adesso, vengono da lontano. Il nostro bel momento è frutto di una strategia di gruppo. Adesso però siamo davanti a un possibile cambio di progetto. Dall’anno prossimo tornano le retrocessioni e con esse le altre società metteranno in campo forze superiori a quelle messe finora. Noi, invece, lo faremo solo se ci saranno le possibilità, con la responsabilità di non compiere il passo più lungo della gamba. Oggi non sappiamo se possiamo mantenere questa squadra, né se riusciremo a migliorarla. I 980 abbonati e una media di più di 1900 spettatori a partita sono dati importanti, siamo tra le prime cinque realtà della Superlega e per questo ringrazio tutti, dai volontari ai tifosi che rappresentano un orgoglio per la pallavolo ravennate. Noi vorremmo mantenere questo alto livello, sappiamo quali sono le strade da percorrere e partiamo da un gruppo importante e consolidato, ma ci vuole la giusta consapevolezza per riuscire a farlo».

A entrare più nello specifico sono il presidente Luca Casadio e il vice presidente Damiano Donati, che non usano mezzi termini per richiamare l’attenzione dell’intera città.« Ogni stagione facciamo investimenti per il settore giovanile – dichiara Casadio - che può contare su circa 2500 ragazzi, con un bacino di utenza che arriva fino a Rimini, passando da Cesena e Bellaria: il Porto Robur Costa è la prima realtà in termini di spese in tutta Italia per il suo vivaio, frutto della progettualità dei dirigenti. E’ però il momento di fare una sorta di “richiamo alle armi” alla gente di Ravenna, chiedendo loro di riempire il Pala De André non solo nel match dei quarti pla-yoff, ma anche nella semifinale della Challenge Cup. Per noi infatti è indispensabile avere un feedback da parte della città, con la speranza di poter contare in futuro su nuovi investitori. Sarebbe una gratificazione per tutti i nostri sacrifici fatti in questi anni. Il prossimo anno torneranno le retrocessioni in Superlega e dobbiamo capire come comportarci, facendo i conti su una situazione in divenire che potrebbe rivelarsi molto complicata e mettere in difficoltà la continuità del nostro impegno».

A rincarare la dose è il vice presidente Damiano Donati. «Noi in tutti questi anni ci siamo impegnati a portare la grande pallavolo a Ravenna e siamo disposti a farlo ancora di più, però c’è la necessità di nuovi aiuti per andare avanti».

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