Bonacini, un traguardo tagliato con orgoglio

Rimini

FORLÌ. Cento di queste partite, “Bonna”. Dai ristoranti di Londra alla palestrina del Cus Torino sino alla sfida alla capolista Trieste: nella vita già piena di sorprese e “sliding doors” di un ragazzo di 27 anni ci sono anche traguardi che nessuno e forse neppure chi ora li raggiunge, si sarebbe aspettato di festeggiare. E' il caso di Davide Bonacini che domani contro Trieste vestirà per la 100ª volta la maglia della Pallacanestro 2.015 Forlì: l'unico giocatore rimasto ancora in biancorosso dal momento della fondazione del club.

E già l'esserne stato parte dall'inizio era un successo per un ragazzo che aveva deciso di smettere di giocare a basket. «Forlì per me ha rappresentato una nuova partenza e devo dire grazie a Gigi Garelli che volle che tornassi e mi convinse a farlo dopo che avevo deciso di smettere: se oggi sono qui a parlarne è merito suo. Queste 100 presenze sono un grande risultato, ci tengo tantissimo e ne vado orgoglioso. Spero ne possano seguire altre cento».

Sicuramente lo vorrebbero anche i tifosi cui è entrato nel cuore pur non essendo mai stato una “punta” in nessuna delle sue tre Unieuro. «Il primo anno mi aspettavo poco, sapevo che ero arrivato in una squadra costruita per vincere e il mio obiettivo era solo quello di riprendere ritmo e feeling con il basket e non era detto succedesse. Poi la promozione, una soddisfazione immensa, quindi la conferma per il mio primo anno in A2 che mi ha inorgoglito e infine una salvezza dopo un campionato pieno di difficoltà».

Tra questa e la promozione qual è il ricordo più bello? E il momento più difficile? «Al primo posto metto la salvezza proprio perché il momento più duro per me è stato affrontare quell'interminabile filotto di sconfitte da cui non sembrava esserci una via d'uscita. Poi, però, tra le fasi più dure metterei anche Borgo Sesia prima di garaquattro della semifinale play-off: eravamo sul punto di gettare la spugna».

E oggi a che punto è l'Unieuro? «Non a quello, tutt'altro. È un momento delicato ma le somme le tiriamo alla fine e sono convinto che tutto il lavoro che stiamo svolgendo darà i suoi frutti e usciremo da questa situazione anche perché siamo un gruppo unito nonostante quello che sento dire in giro».

Questo gruppo cui per ora non arriveranno addizioni dal mercato, cosa deve fare per invertire la rotta? «Ognuno deve rinunciare a qualcosa a livello personale per metterlo a servizio della squadra e del sistema. Questo vale sempre. In più avere fame, voglia di rivalsa: sono armi da sfruttare anche contro Trieste, che è più forte di noi sulla carta, ma per la quale il match di domani può anche essere un trabocchetto».

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