Sabbioni urla la sua gioia: «È la medaglia del ritorno»

Rimini

COPENHAGEN. «E' la medaglia del ritorno». Simone Sabbioni è incontenibile subito dopo aver conquistato un argento strepitoso alle spalle del nuovo recordman mondiale juniores, l'inarrivabile russo Kolesnikov. Primo podio europeo in vasca corta, record italiano sbriciolato a 49”68, tre decimi meno rispetto a quello fatto segnare due settimane fa a Riccione.

Simone Sabbioni è nel gotha del dorso mondiale e le sofferenze dell'ultimo anno e mezzo, compreso il disguido del giorno prima in partenza nella staffetta mista mista, sono solo un ricordo. «Non ero arrabbiato – dichiara il riccionese – e meno nervoso del solito. In camera di chiamata ridevo da solo perchè ero convinto che avrei fatto una bella prestazione. Le condizioni c'erano tutte, volevo solo divertirmi e cercare di dare il massimo. In quel modo sapevo che sarei salito sul podio. È andata esattamente così e devo dire che le parole che mi hanno detto Federica Pellegrini (sua compagna di allenamenti da tre mesi a Verona, ndr) e Matteo Giunta (il suo nuovo allenatore, ndr) sono state fondamentali. La tensione è volata via e mi sono davvero divertito tantissimo».

Il passaggio a 25”96, velocissimo, senza aver accusato fatica nel finale è stata la chiave tecnica di un risultato di altissimo spessore. Sabbioni strabuzza gli occhi quando dà un'occhiata al passaggio. «Sono stato rapidissimo, il traino di Kolesnikov c'è stato, poi lui era inarrivabile ma questo passaggio mi lascia ben sperare anche per il 50. Sono stato bravo, me lo dico da solo ma ci voleva proprio questo risultato. Finora ero un po' quello che andava bene solo a Riccione, nella piscina di casa. Adesso ho raggiunto una dimensione internazionale e non mi voglio più fermare. Questa è la gara più bella della mia carriera e la medaglia più bella, senza dubbio».

La scelta di Verona, presa d'accordo con l'ex allenatore Luca Corsetti che non avrebbe più potuto seguirlo visto l'incarico con la nazionale sammarinese, si è rivelata vincente. «A Verona sto bene, ho ritrovato la mia dimensione di atleta dopo i tanti problemi fisici dello scorso anno e non ho perso la mia caratteristica di guascone. La sera prima di partire è scesa la neve e, vedendola così poco a casa mia, non ho perso l'occasione per andare a fare qualche sgommata con la macchina. Lo so, è roba da ragazzetti ma mi diverto anche così».

La dedica è presto fatta. «Questa medaglia è per i miei genitori che mi hanno supportato sempre. Sono qui a Copenaghen, hanno fatto i turisti in questi giorni ma si sono goduti una mia bella gara e sono felice di condividere con loro questa gioia».

E oggi ci riprova Scozzoli

Alla festa romagnola partecipa, stavolta senza podio ma con
un'altra finale in tasca e tante speranze, Fabio Scozzoli che non sbaglia un colpo e conquista un posto anche nell'atto conclusivo dei 100 rana, la gara prediletta nella quale sarà però molto difficile stravolgere il pronostico che vede favoriti Prigoda e Peaty. «Era tutto previsto e prevedibile – dichiara il forlivese – sono più forti e dovrò fare una prestazione straordinaria per essere lì a giocarmi il primo posto. Loro sono più forti, io però continuo a migliorare. Oggi (ieri ndr) ho fatto il miglior crono degli ultimi cinque anni, il mio secondo crono di sempre e per me un po' di margine ci potrebbe essere ancora. Ho dato il massimo in semifinale perchè non mi posso assolutamente permettere distrazioni, ma ho nuotato un po' scomposto e magari qualcosa si può limare sulla nuotata».

Il ranista forlivese ha chiuso in 56”67 la semifinale, facendo segnare il quarto tempo in qualifica, alle spalle anche dell'olandese Kamminga che sembra comunque alla sua portata. «Il podio si può fare anche se qualche acciacco lo sto sentendo. I 50 rana sono uno sforzo durissimo e lasciano sempre qualche strascico nel fisico. Le mie giunture iniziano a risentire anche dell'età ma per la finale spero di essere a posto. Serve il personale per prendere un'altra importante soddisfazione e mantenere la tradizione del doppio podio all'Europeo».

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