La scelta del Pres: «È stata dura ma andava fatta»

Archivio

RIMINI. “A modo tuo” canta Ligabue. Un titolo che calza a pennello per descrivere in otto lettere il modo (suo, solo suo) in cui il Rino Zangheri ha portato avanti per 45 anni il baseball a Rimini. E la canzone prosegue con un... “Sarà difficile, ma sarà come deve essere” che Zangheri ha ribadito ieri nel suo posto di comando in fabbrica. «Non è stato facile prendere questa decisione, anzi, il cuore mi dice ancora di andare avanti. Mi ha convinto la mia famiglia. Questo infortunio (lo chiama così, nel gergo sportivo, ndr) è stato lungo e tosto, ancora lo sento e mi sono arreso. Mi ha debilitato nel fisico, non nella testa, quella è a posto, quindi sono ancora in grado di prendere decisioni importanti».

La scelta di passare la mano è maturata nell’ultimo periodo?

«L’ultima stagione si è conclusa in modo trionfale, con l’ennesimo scudetto, ma non sono riuscito a viverla come volevo, nel modo in cui ho portato avanti questa società per tanti anni. Prima di iniziare i play-off la squadra ha detto ‘Pres, vieni in campo’, a fatica sono andato allo stadio perchè sapevo di essere indispensabile per loro. Ma ho anche capito in quei momenti che sarebbe stato difficile andare avanti così».

Cosa ricorda di quel 1973?

«Ero al mare con i miei figli, al mini-golf, si avvicinò Giorgio Palareti e facemmo due chiacchiere, un breve accenno al baseball, che tra l’altro non conoscevo, niente di più. Poco tempo dopo, era una domenica, ho sentito allo stadio Romeo Neri un po’ di baccano, andai là e vidi che giocavano a questo strano sport: mi feci spiegare dallo stesso Palareti un po’ di regole, mi chiese se volevo entrare nel consiglio della società e mi sono ritrovato presidente».

È nata subito la passione?

«Subito. Mi sono informato, documentato, ho pensato che se gli Stati Uniti, un paese di oltre 300 milioni di persone, andava matto per questo sport, bisognava conoscerlo. E così, quando feci un viaggio di lavoro negli Usa, nel week-end andai a seguire le partite. Rimasi piacevolmente stupito, gente che mangiava e beveva di continuo, sgranocchiava noccioline (alla faccia di Allegri, ndr), era tutto un altro mondo, mi sono entusiasmato. Così ho messo in piedi una società importante e allestito una squadra forte, ho incontrato un personaggio come l’allora presidente federale Beneck che mi ha spiegato tante cose di questo mondo, i suoi consigli sono sempre stati molto utili».

Si è mai pentito di aver accettato quella presidenza?

«Mai, nemmeno una volta».

Quando si parla di presidenti longevi, il riferimento va a Santiago Bernabeu, lo storico numero 1 del Real Madrid che ha tenuto la carica per 35 anni.

Ha più dato al baseball o si sente di aver più ricevuto?

«So di aver fatto molto per il baseball, ho guidato una società per tantissimo tempo, sono stato consigliere federale, ho investito passione e denaro per tenere Rimini sempre ai vertici. Ma ho anche avuto soddisfazioni e ho vinto tanto. Ecco, se fosse arrivata qualche Coppa Campioni in più...»

C’è una squadra con la quale le scocciava perdere?

«Il Parma, perchè negli anni ‘70 e ‘80 lottavamo sempre noi su tutti i fronti, in Italia e in Europa, avevamo i giocatori più forti. Mi piaceva battere un presidente come Notari, altro personaggio dal quale ho imparato tanto. Con Nettuno invece abbiamo sempre avuto ottimi rapporti».

Si vede più padre-padrone o accentratore?

«Accentratore ci sta, ho sempre cercato di controllare tutto quello che succedeva all’interno della società. E mi piace farlo ancora».

La squadra più forte che ha allestito?

«Un’idea ce l’ho, ma per me sono state tutte forti, perchè ho cercato di portare il meglio a Rimini».

È stata dura per gli allenatori fare il manager sotto Rino Zangheri?

«Ho sentito dire che metto pressione ai miei allenatori ma non è così. Certo, se tengono in panchina qualcuno che per me dovrebbe giocare, lo faccio presente».

La scelta Ceccaroli?

«Un’altra scelta vincente. È partito un po’ titubante, forse ha avvertito il passaggio nell’Ibl, purtroppo non sono riuscito a stargli vicino e la mia presenza l’avrebbe aiutato. Poi alla fine si è ripreso in modo straordinario e ha fatto girare la squadra alla grande».

È impossibile chiederle una top ten dei suoi giocatori migliori?

«Sì, impossibile. Perché ho avuto la fortuna di prendere grandissimi giocatori e perchè ho cercato di trattarli tutti alla stessa maniera, mi sono affezionato a loro considerandoli un po’ come figli, dovendo anche usare le maniere rudi quando era il caso, ma cercando di accontentarli sempre, nel limite del possibile. Pochi sono andati via scontenti, forse solo quelli che sono andati a San Marino».

Domani il Rimini Baseball passerà ufficialmente a Simone Pillisio che diventerà presidente dei Pirati a 41 anni, gli stessi che aveva Zangheri nel 1973.

Perchè Pillisio?

«Cercavo qualcuno che avesse entusiasmo, passione, perché al di là dell’aspetto economico, se non hai questa voglia non arrivi a tagliare certi traguardi. Ha detto che vuole vincere, me l’avrà ripetuto un centinaio di volte».

A marzo ripartirà la stagione, primi allenamenti, le amichevoli, poi il campionato. E il Pres dove sarà?

«Al campo, sicuramente, se il fisico me lo consentirà. Farò il presidente onorario, Pillisio mi vuole dentro la società, ci sarò quando avrà bisogno, anche quest’anno faremo una grande squadra».

Ma se non fosse arrivato Pillisio?

«Sarebbe stato un casino. Sarei dovuto restare in sella».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui