Castori ricomincia dal suo campo di gioco preferito

Cesena

CESENA. L’allenatore che veniva dal Lanciano non c’è più, quello che nel ritiro del 2003 si presentò al raduno del Manuzzi in pantaloni corti e con l’ansia tipica di chi è atterrato in un mondo nuovo. Al suo posto c’è il nuovo allenatore del Cesena, un veterano della B che ha valicato i 60 anni e conosciuto mille praterie. E ora è diverso anche nelle parole, dosate con esperienza. Resta immutata l’idea di calcio di Fabrizio Castori, riassumibile in sette parole: «La porta avversaria è da quella parte».

Contento

«Sono molto contento di essere tornato - parte in una sala stampa che ha fatto registrare ieri il record stagionale di affluenza - Cesena per me è il calcio, l’ho sempre detto e lo ripeto ora, mica per fare il ruffiano, ma perché ci credo. Torno in una realtà che per me resta un punto di riferimento e significa qualcosa di importante. Il primo giorno a Carpi, quando vidi una squadra di ragazzini, dissi subito che mi ricordava il mio primo Cesena».

Difesa

L’anno in cui stravinse la B a Carpi, la sua difesa prese 28 gol in 42 partite. Il Cesena ne ha già presi 16 in 7 partite. Si parte da qui? «Assolutamente sì. Come direbbe il mio maestro Arrigo Sacchi, si comincia dalla difesa, dall’equilibrio e dalla compattezza di squadra. È da lì che nasce tutto il resto. Le mie idee le conoscete, al di là del modulo che faremo: io amo un calcio aggressivo, verticale, per attaccare la porta avversaria. I passaggi orizzontali non servono a nulla: chi mi prende, sa che non prende un allenatore da tiki- taka. Con questo non voglio giudicare chi mi ha preceduto, ognuno ha le sue idee. Credo però che questa squadra possa fare il mio calcio».

L’Ac Cesena

Si passa a Lugaresi e Foschi: «Questa è una piazza di calcio perché ha persone competenti che amano il Cesena. Lugaresi poi sta al Cesena come Agnelli sta alla Juve. Esagero? Non intendevo come soldi, ma come durata al comando... Lo sapete che per me è speciale tornare qui: mi piace la città, la gente, qui ho comprato casa e qui si può fare calcio».

I problemi

Poi avanza a ruota libera: «I problemi sono un motivo per superarli e sono certo che ce la faremo. Nel mio staff, con Bocchini (vice, ndr), Pescosolido (preparatore, ndr) e Marolda (match analysis, ndr) c’è anche mio figlio Marco, che cura le riprese dagli allenamenti. A Carpi ho scoperto l’utilità del drone, che qui non avremo, ma in questi anni ho imparato ad apprezzare i video e la tecnologia, perché è giusto non stare fermi ed evolversi. Dopo l’allenamento, sintetizziamo le sedute in highlights di qualche minuto e li mostro a un giocatore se c’è qualcosa da correggere, perché i ragazzi vanno corretti, non giudicati. Ho ancora tanta fame, tanta voglia di traguardi da raggiungere».

Cuore e testa

Ha scelto Cesena con il cuore o con la testa? «Ora c’è il cuore, ma spero col tempo di dimostrare che non è stata una scelta di pancia. Io vivo di stimoli e ora vivo per salvare il Cesena. Anche ad Ascoli subentrai che avevano 7 punti dopo 14 gare e mi dicevano: “Tu sei matto”. Poi di punti ne facemmo altri 51. Ci credo anche qui e mica sono scemo. Posso sembrarlo, ma giuro che non lo sono».

Giocatori

«Jallow è ideale per il mio tipo di calcio, è una punta alla Mbakogu o Lasagna, per non parlare di Cacia: il simbolo del gioco verticale in B. Ora è infortunato, ma pazienza: ogni problema è un’opportunità, magari nel frattempo ne scopriamo un altro. Laribi? Lo vedo da numero dieci, ad agire dietro le punte. Ma non fatemi parlare di singoli, conta il lavoro di squadra. Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto due ore e 18 minuti di allenamento. Cosa ho detto ai giocatori? Niente, le chiacchiere non servono a niente. Mi sono presentato e poi ho allenato».

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