«Allo stadio di Cesena si gioca la partita dell'accoglienza»

Rimini

CESENA

Fabio Benaglia

Durante Cesena-Pisa è salito in curva Mare a rimuovere di forza due striscioni non autorizzati. Poi però è lo stesso che in qualsiasi riunione sulla sicurezza si batte contro ogni divieto di trasferta («perché il principio dell’accoglienza è alla base di tutto»). Gianluca Campana è il delegato alla sicurezza dello stadio di Cesena e negli anni ha conquistato un traguardo che in pochi in Italia possono vantare. Parla agli ultras e viene ritenuto credibile. Parla alle forze dell’ordine e viene ritenuto credibile.

Campana, dal punto di vista dell’ordine pubblico, che campionato è stato per il Manuzzi?

«Un campionato dai risultati altalenanti, dove però il nostro pubblico ha condiviso e accettato le difficoltà della squadra. Quindi grossi problemi non ci sono stati, grazie soprattutto al dialogo tra il Cesena, i tifosi e le forze dell’ordine».

Una scena mai vista prima è avvenuta in Cesena-Pisa: lei che sale in curva e toglie due striscioni non autorizzati.

«Era giusto che andassi io: sono il responsabile e non volevo rischiare la sicurezza di uno steward. Io conosco la gente della curva e quel giorno ho discusso animatamente con loro, ma dovevo fare capire che se quegli striscioni fossero rimasti esposti, le conseguenze sarebbero state ben peggiori di una litigata. Meglio discutere qualche minuto e dirsi le cose in faccia, così i problemi si risolvono prima».

La più bella soddisfazione del suo campionato?

«La lettera di un tifoso diversamente abile di Perugia che ci ha fatto i complimenti per l’accoglienza in Cesena-Perugia».

Come si costruisce l’accoglienza allo stadio?

«Col dialogo e l’appoggio alle associazioni no profit. Poi con l’impegno di tanti splendidi volontari del Coordinamento che nei distinti aiutano i disabili a salire sulle rampe. Infine, con la voglia di aprire lo stadio a bambini e famiglie. Nelle riunioni per la sicurezza a Roma, la piazza di Cesena è considerata un’eccellenza a livello di accoglienza. Queste sono le vere gratificazioni».

Perché Cesena-Verona non ha avuto il finale che volevate?

«Mi è dispiaciuto, volevamo che si chiudesse in una festa, ma non è andata come speravamo».

Non c’erano le condizioni per una sfilata della squadra?

«No, c’era troppa gente a ridosso del campo e non si poteva garantire la sicurezza. Non so dire esattamente quanti tifosi del Cesena fossero già all’interno dello spazio di gioco. In quei minuti io ero davanti alla curva Mare col servizio di steward e circa 100-150 tifosi aveva già scavalcato la barriera. Sulla cultura dell’invasione di campo nell’ultima giornata, c’è da lavorare».

Ad alcuni tifosi dà parecchio fastidio vedere gli altri festeggiare in casa propria.

«Verona, Piacenza, Latina: il Cesena ultimamente i campionati vinti li festeggia in trasferta, con la squadra che esulta in campo davanti ai tifosi in curva ospiti. Non vedo dove sia il problema se per una volta lo fanno gli altri».

È vero che in Cesena-Verona
avete aumentato il personale femminile tra gli steward in curva ospiti?

«Certo che sì».

Non è pericoloso?

«No, è una strategia di accoglienza. Se io ragiono con la paura e piazzo una serie di steward palestrati tipo buttafuori da discoteca, sembra un segnale di sfida ed è un segnale che non voglio dare. Le donne-steward in curva sono molto più rispettate e ingentiliscono il clima: lo abbiamo verificato col Verona due anni fa e c’è stata la controprova nell’ultima di campionato. E i tifosi del Verona allo stadio non hanno creato problemi».

Quanti palloni vanno persi con le barriere abbassate in curva?

«Il dato esatto non lo possiedo, ma è un bel numero. Aspetto con fiducia che, col tempo, sempre più genitori fermino i loro figli e dicano di non portarli via, ma di rilanciarli in campo».

Dopo Cesena-Entella, la squadra è andata a rapporto dai tifosi arrabbiati. Da delegato alla sicurezza, la ritiene una mossa giusta?

«Il finale di gara che piace a me è quello dove la squadra fa il giro di campo, saluta tutti i settori, ovvero tribuna, distinti e curva e poi va a fare la doccia».

Nelle riunioni per la sicurezza prima delle partite al Manuzzi, ha mai votato per il divieto di trasferta della tifoseria ospite?

«Mai».

Quest’anno però Cesena-Brescia è stata vietata agli ospiti.

«È stato un peccato, al di là che ci sia il gemellaggio tra i tifosi di Cesena e Brescia. Noi siamo sempre per l’accoglienza: il mio lavoro, quello del mio vice Gianluca Galassi e dello Slo Roberto Checchia è sempre finalizzato ad accogliere tutti».

Come definirebbe il pubblico dello stadio di Cesena?

«È migliorato, più numeroso e più civile. E soprattutto, diversificato rispetto al passato».

In che senso?

«Con le iniziative promozionali a studenti ed associazioni, stiamo facendo in modo che allo stadio non venga solo il fanatico, ma anche chi ha voglia di passare un pomeriggio diverso».

A breve partiranno i primi lavori allo stadio Manuzzi verso gli Europei Under 21 del 2019. Sarà come avere i muratori in casa a lungo: quali lavori suggerirebbe di aggiungere?

«Se ci fosse la possibilità, sarebbe bello cogliere l’occasione per occuparsi dei servizi igienici dei distinti e delle due curve. Il nostro stadio è sempre bello, ma non è più giovanissimo».

Quanti abbonati si aspetta nel campionato 2017-2018?

«Più o meno quelli dell’anno scorso (furono 10.116, ndr). Abbassare le barriere allo stadio è stata una scelta aziendale straordinaria, un’opportunità che soprattutto i ragazzi devono cogliere. Ecco, mi piacerebbe che aumentassero gli studenti delle scuole medie: dobbiamo fare scoprire lo stadio ai ragazzi, loro sono il nostro futuro».

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