Da San Piero in Bagno alla... Juventus. Ecco Spignoli, il motore del Monaco

Calcio

Da San Piero in Bagno, gioiellino incastonato nell’Appennino romagnolo, a Montecarlo, capitale del jet set mondiale. Dai campi impolverati di periferia dove la domenica corrono studenti, operai e liberi professionisti, ai prati più nobili della Champions League pestati da scarpini che avvolgono piedi del valore di milioni di euro. Da tifosi con in tasca semi di zucca e lupini, a sportivi che guardano la partita da un palco bevendo champagne.

Due mondi completamente diversi legati da quella palla rotonda che rotola lungo il rettangolo verde. Due mondi che Carlo Spignoli conosce alla perfezione, avendoli frequentati entrambi.

Romagnolo, 51 anni, sposato e padre di tre figli (una ragazzina di 13 anni e due gemelli di 11), Spignoli è partito dalla squadra del suo paese, la Sampierana, per arrivare al Monaco, prossimo avversario della Juventus in semifinale di Champions League. E’ lui il cuore pulsante della formazione monegasca. Quello che detta tabelle, ritmi, esercizi. Quello che studia ogni singolo giocatore per poi preparargli un percorso ad hoc. Ore e ore davanti allo schermo di un computer e poi sul campo. Tra pesi, cinesini e gps. In questi giorni il suo cellulare assomiglia a un tizzone ardente: tutti lo chiamano per fargli i complimenti, ma anche per chiedergli qualche biglietto per assistere a Monaco-Juventus. Perché, in fondo, Montecarlo è sempre Montecarlo.

Allargare la mente

Un percorso tutto da raccontare, quello di Carlo Spignoli, che dimostra come quando uno è uno sportivo a tutto tondo non può non allargare la sua mente. Non può fermarsi solo ad un aspetto di quella o questa disciplina. Basta vedere quanto fatto in gioventù. Prima di innamorarsi del pallone, è stato un campione di atletica leggera con tanto di titolo italiano di mezzofondo portato a casa per non essere da meno del fratello Mario, anche lui campione italiano. Poi i primi calci nella Sampierana, tutta la trafila fino alla prima squadra. Ma San Piero è luogo di montagna, e allora non vuoi provare a scalare qualche parete? Un anno e diventa anche arrampicatore esperto. In moto perpetuo, cerca nuovi stimoli e nuove emozioni. Una tuta, un caschetto, un paio di occhiali ed eccoti su, in alto, nel cielo più blu. E poi, giù. Libero di volare fino al momento di aprire il paracadute e godersi, in una dolce discesa, il panorama sottostante.

E non vuoi provare la mountain bike? Anche lì, subito in sella a macinare chilometri. Arriva il tempo della maturità, quella scolastica, e mentre tutti i suoi compagni di chiedono cosa faranno nella propria vita, lui ha già chiaro tutto: va ad Urbino a frequentare l’Isef. Anni importanti, che lo formano e gli fanno capire come la mente debba aprirsi anche ad altri aspetti dell’attività sportiva. Non solo quelli tecnici, ma anche quelli psicologici, alimentari, caratteriali. E così dopo la laurea fa la valigia e si trasferisce a Trieste dove ottiene anche la pergamena di pedagogista. Nel frattempo frequenta il corso per diventare allenatore di atletica leggera e maestro di arti marziali. Patentini che prende con i complimenti delle commissioni. E’ la volta del pallone: il corso a Coverciano per diventare preparatore atletico professionista e immediatamente dopo quello per allenatore di base Uefa A. Sono gli anni nei quali mette insieme tutte le sue conoscenze capendo che l’atleta è da seguire a 360 gradi.

Dal Cesena Primavera...

Sul finire del ventesimo secolo gli arriva la telefonata che gli segna la via. Dall’altra parte della cornetta c’è Massimo Bonini, ex campione della Juventus e neo allenatore del Cesena Primavera. Gli chiede se se la sente di seguire i ragazzi dal punto di vista fisico. E’ l’inizio della sua lunga storia d’amore con il calcio che continua con un’altra telefonata, un’altra proposta, un’altra avventura. Questa volta è il vicino di casa Attilio Bardi a chiedergli di seguirlo al Real Montecchio, in serie D. Vai nelle Marche e poi a Forlì, dove vince il campionato e sale tra i professionisti. La svolta della sua carriera avviene nel novembre 2003: Daniele Arrigoni viene chiamato al capezzale del Frosinone e chiede al presidente Stirpe di portare con lui in terra ciociara anche Spignoli. Il Frosinone vola, recupera terreno e alla fine viene promosso in C1. La stagione successiva il tandem si trasferisce a Cagliari ottenendo ottimi risultati tanto che alla porta bussa il Torino, che poi, però, fallisce in pochi giorni. Il suo giro d’Italia continua a Livorno, Bologna (dove vince il campionato di serie B) e Sassuolo.

... alla semifinale di Champions

Ed è proprio in Emilia che la sua carriera sterza per la terza volta. Perché quando Arrigoni se ne va, lui rimane, affascinato dal mondo Mapei. Fino a quando, nel 2012, gli arriva la chiamata di Claudio Ranieri: «Vado al Monaco e ho bisogno di un preparatore atletico che mi faccia da vice: mi hanno parlato molto bene di te, mi accompagni?».

Il confronto con la famiglia e la decisione di fare i bagagli e trasferirsi nel Principato dove in 5 stagioni ha raccolto una promozione (proprio con il tecnico romano) dalla Ligue-2 alla Ligue-1 e questa semifinale di Champions. Grandi successi che, però, Spignoli non baratterebbe mai con i ringraziamenti di tutti i suoi giocatori: da quelli che la domenica giocano tra i dilettanti a Falcao e Mbappé. Una stima prima all’uomo e poi al professionista. La sua vittoria più grande.

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