Con Nicoletti il calcio diventa musica

Rimini

SANTARCANGELO. L’attesa è finita: finalmente il mondo del calcio raccoglie il guanto di sfida e lancia la sua risposta alla Nazionale cantanti.

Dopo decenni di cantanti che scendono in campo negli stadi, ecco un allenatore che incide un cd di canzoni, sale sul palco e affronta il pubblico, microfono alla mano.

Walter Nicoletti ci si butta e come la Nazionale cantanti ha lo stesso spirito nobile della beneficenza e la stessa voglia di divertirsi, armato di una gioia di vivere che in fondo servirebbe a tutti noi ogni mattina.

Nicoletti, come le è venuta questa idea?

«Ho sempre avuto la passione per il canto, una passione che mi è stata trasmessa da mio padre. In famiglia abbiamo vissuto periodi in mezzo alla miseria più nera, ma mio padre in casa cantava; lui guardava la miseria negli occhi e la guardava con gioia, cantando. L’8 ottobre di un anno fa ho avuto un intervento chirurgico importante, tostissimo. E in ospedale mi dicevo: “Se esco, faccio un cd di canzoni”. Sono uscito, sono ancora in battaglia e canto, presentando un cd di canzoni in una serata per dare una mano a chi ha bisogno».

Come nasce la passione per la musica?

«Mi è sempre piaciuto cantare, fin da ragazzino. Vedete, fare qualcosa che piace, fa scattare energie incredibili in tutti: giovani e adulti. Ho ancora negli occhi mio padre che cantava e mi dava gioia, ora voglio farlo io per aiutare in qualche modo il mio paese».

Ha studiato canto?

«Faccio vocalizzi e canto dal mio amico Stefano Bianchi nello Studio Mubi di San Giuliano. Sono abbastanza intonato e pian piano è nata l’idea di produrre un cd di canzoni, con tutto il ricavato in beneficenza».

Quante canzoni contiene il suo cd?

«Tredici, con una serie di brani dei miei cantanti preferiti, da Adriano Celentano a Lucio Battisti, da Lucio Dalla a Fausto Leali. Reinterpreto 12 canzoni, in più c’è un inedito dal titolo “Il Mister”, che è un po’ la mia biografia in musica. Il testo e la musica della canzone sono di Stefano Bianchi, anche se ovviamente una traccia del testo l’ho impostata io».

Di cosa parla “Il Mister”?

«Di un ragazzo degli anni sessanta che pensava che lo sport fosse tutto nella vita: sognava di arrivare in serie A, ma il destino ha voluto una strada diversa. E anche di un ragazzo degli anni duemila che ora ha una nuova battaglia da affrontare e vuole vincerla».

Venerdì 4 novembre presenta alcune canzoni del suo cd: in passato, ha già cantato in pubblico?

«Un paio di volte. La prima fu due mesi dopo l’intervento chirurgico, in un ristorante a Canonica. La seconda volta in luglio, in un bar a San Giuliano insieme a Stefano Bianchi».

Applausi?

«Sì, meno male… Dopo quella prima volta a Canonica, gli amici presenti e soprattutto la mia compagna mi hanno spinto a provare, ed eccomi qua».

Il cantante preferito?

«Più di uno: Mina, Leali, Celentano, un po’ tutti quelli del mio cd».

La canzone preferita?

«Dico Mi manchi e Angeli negri di Leali, poi L’emozione non ha voce di Celentano».

Da giovane, non ha mai pensato di fare il cantante?

«Beh, a 16 anni mi presentai al concorso “Voci Nuove” di Savignano insieme al mio amico Stefano Gori, che poi è diventato una colonna di Radio Gamma. Cantai Viso d’angelo dei Camaleonti e Angeli Negri di Leali».

Come andò?

«Lasciamo perdere».

Bocciato?

«Quasi. Mi dissero: “Bella voce, però continui e si applichi”. Ma io a quei tempi pensavo solo al calcio».

E adesso?

«Adesso mi sono applicato e il 4 novembre festeggio il mio compleanno cantando. Ci saranno un po’ di amici che ho invitato, da Zaccheroni a Varrella a tanti altri. Il calcio ha segnato la mia vita con tanti ricordi belli e meno belli: ho incontrato tante persone e ora mi fa un certo effetto vedere che i primi tre allenatori della classifica di serie A li ho allenati io: Allegri a Pistoia, Spalletti e Montella a Empoli».

Come pensa di gestire l’emozione di cantare davanti al pubblico?

«Per me è come una nuova partita: l’importante è fare del bene divertendosi e non avete idea della carica che mi mette questa idea che mi è venuta. È un’idea un po’ pazza, però mi fa stare bene e voglio aiutare anche gli altri a stare bene. Come molla per vincere la paura sul palco, direi che può bastare, no?».

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