Nella corsa massacrante una donna mette in fila tutti gli uomini

Rimini

CESENATICO. Tutti ai piedi di Brenda. La 19ª Nove Colli Running passa agli archivi, come l’unica gara italiana in cui il gentil sesso si prende gioco degli stereotipi e grazie alla Guajardo (ex signora Carawan) mette in fila tutti gli uomini. L’unico a resistere alla minuta texana (nella foto Zanotti) è stato Federico Borlenghi, almeno sino al 65° km, quando è stato sorpassato sotto il solleone e da quel momento ha dovuto rincorrerla inutilmente. Prima della partenza di sabato, la Guajardo aveva espresso il desiderio di poter abbattere il muro delle 20 ore per coprire i 202 km con dislivello positivo di 3.200 metri, allo stesso tempo però temeva che la microfrattura al tarso rimediata alla Spartathlon del 2015, con relativo stop di due mesi, potesse presentare il conto. Invece ha preferito partire calma, intorno alla decima posizione, e nella salita di Ciola ha completato la rimonta sui nove uomini che la precedevano. Al transito del Barbotto (84° km) aveva 8’ sull’azzurro di Ultramaratona, che poi ha accusato una crisi nelle prime ore notturne e al 136° km lo svantaggio sfiorava l’ora. Qui anche la Guajardo deve accusare un parziale cedimento e l’inseguitore rosicchiare minuti fermandosi a 11’, perché la campionessa riprende tono e difende la leadership sino sul lungomare dove stabilisce il nuovo record femminile, migliorando il suo stesso 21.40’ sino a un mostruoso 20.20’15”, mentre il cremonese chiude a 21’ e il bronzo va allo svizzero Christian Fatton (22.35’05”) che precede Zambon (23.17’08”) e la moglie Julia (23.35’05”) a sancire l’edizione più rosa di sempre (sei arrivate, compresa la nostra Paola Grilli). Primo dei sei romagnoli, che hanno concluso l’opera è Matteo Marconi, di Savignano, 13° in 25.00’01, mentre il Antonio Mammoli ha concluso per la 14ª volta la Running in 25.29’20.

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