E' un Cesena da impazzire

Rimini

CESENA. Uno spettacolo simile, neppure nei sogni. Un Cesena così autorevole, padrone del campo, del gioco e della partita non si vedeva da anni. Calcio ragionato, pensato e messo in campo ad alta velocità, in verticale, seguendo linee e idee che si mandano a memoria in settimana. I due destri chirurgici di Garritano, i colpi di genio del piccolo principe Sensi, i primi centri di Djuric e Kone. I cori finali a Massimo Drago per un 5-1 che mancava da un Cesena-Como del maggio 1998 (allenatore, lo scomparso Benedetti) e in generale per interpretazioni che quando si gioca al Manuzzi rasentano la perfezione assoluta. E di fronte c’era lo Spezia, squadra di primissima fascia, che vincedo sarebbe volata in vetta.

Differenza di esperienza. Tra le due formazioni iniziali ci sono 29 anni di differenza (24 di media i romagnoli, 26,64 i liguri) e nei 20 minuti che trascorrono tra il gol di Postigo (primo subìto dal Cesena in casa: colpo di testa su corner di Brezovec al 9’) e il momento in cui la squadra di Drago prende in mano la partita, la minore esperienza si nota eccome. Avanti, lo Spezia passa al 4-1-4-1 con i tre centrocampisti a uomo (Juande su Kone, Brezovec su Kessie e Misic su Sensi) e aggredisce così tanto che pare una vera e propria intimidazione, che Nasca non punisce a dovere. Il Cesena, che in regia ha Sensi e Kessie 39 anni in due, appare timido come mai finora in casa. Kone naviga in acque non sue, Ragusa è picchiato prima di ricevere palla, Garritano a sinistra fatica.

La scintilla. Serve qualcosa di strano per accendere il Cesena: ci aveva provato Capelli al 12’ (palo di testa su corner), ci riesce in parte Djuric, che dal nulla apre la porta a Kone, murato da Chichizola. E’ una piccola scintilla, che diventa incendio l’azione successiva, con il portiere argentino decisivo su Garritano e l’assistente Santoro a segnalare un fallo di Kone che non c’è nei pressi della bandierina tra curva Mare e tribuna. Il Manuzzi insorge ed è il pubblico a mettere il campo in discesa, fino al pareggio (strameritato) di Garritano, che da qualche minuto Drago aveva dirottato a destra, su spiovente di Renzetti.

Un gol da cineteca. Sull’onda del pareggio raggiunto all’ultimo secondo, nella ripresa il Cesena va che vola. E il gol del sorpasso è da cineteca. Fosse stato segnato in Champions League verrebbe inserito senza chiedere permesso in ogni sigla: meravigliosa apertura di Sensi per l’inserimento di Renzetti, che rallenta la corsa per poter crossare di interno sinistro di prima e lo fa con il contagiri per l’impatto al volo di Garritano. Standing ovation. Drago capisce che bisogna chiuderla e al 58’ passa al 4-3-3, abbassando Kone (interno sinistro, con Kessie alla destra di Sensi) e facendo salire i due esterni al fianco di Djuric. Primo recupero alto del centrocampo, palla a Sensi ed esterno destro divino che taglia la partita: Ragusa vola, Postigo lo abbatte, Nasca mostra l’inevitabile rosso e opta per il rigore (ma era punizione dal limite), Sensi che guarda deve va Chichizola e piazza dall’altra parte. Il 3-1 chiude i giochi, non lo show. Questo Cesena ora è devastante, un piacere per occhi e anima. Garritano conquista un altro rigore, lo stadio urla “Djuric, Djuric” e Drago acconsente: 4-1. Infine Ciano entra e cerca il gol ma finisce per far segnare Kone e per abbattere la traversa. Il Cesena risale al secondo posto, a -1 dal Crotone. Ma soprattutto ha capito di essere forte. Se esporterà questo suo tremendismo in trasferta, allora, ma solo allora, si potrà pensare in grande.

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