Il Cesena di Campedelli nel mirino

Cesena

CESENA. Sono stati convalidati ieri i sequestri di computer e documenti, eseguiti lunedì dagli investigatori del Commissariato di Cesena nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal capo procuratore Sergio Sottani, su false fatturazioni e violazioni delle leggi fiscali. Quattro gli indagati riconducibili a vario titolo alla gestione dell’Ac Cesena tra il 2008 e il 2012. Le carte, ora in un’area blindata del Commissariato, sono state prelevate in più luoghi. Intanto all’ultimo piano di palazzo Masini (dove ha anche sede il club bianconero) in tre stanze di proprietà di Opera srl che erano chiuse a chiave. Gli investigatori si sono recati anche nella casa longianese di Igor Campedelli, presidente dell’Ac Cesena all’epoca dei fatti, in quella cesenate di Maurizio Marin, allora presidente di Cesena 1940 (società controllante di Ac Cesena e a sua volta controllata da Opera Cesena Calcio) e in quella dell’imprenditore alberghiero Potito Trovato, residente a Cesenatico, entrato nella vita della società bianconera, almeno dal punto di vista documentale, nel 2011. Trovato era amministratore unico di Romagna Sport, che controllava le società sottostanti rette da Campedelli, Marin e in parte dal quarto indagato Graziano Pransani (vice presidente del Cesena).

Un teste importante. Un primo passo verso il dipanarsi di una matassa che pare intricatissima è stato compiuto dagli investigatori già dalla tarda serata di lunedì. Da subito la Procura aveva lasciato trasparire che i 4 indagati non sarebbero stati interrogati, ma che si sarebbe proceduto a sentire persone informate sui fatti per chiarire il più possibile le dinamiche economiche che circondavano il Cesena in quegli anni. Tra la serata e la notte di lunedì una di queste persone è stata ascoltata a lungo e ha dipinto un quadro che gli stessi investigatori ritengono «interessante».

Banche nel mirino. Sono i binari di quella che sarà una lunga inchiesta. L’emissione di fatture per operazioni in parte o in tutto inesistenti e le violazioni delle leggi fiscali possono essere dimostrate solo ricostruendo movimenti di denaro. Banche e fiduciarie che hanno spostato da una scatola cinese all’altra soldi che uscivano dall’Ac Cesena per entrare in particolare (è l’ipotesi accusatoria su cui muove la Procura) nelle tasche di Igor Campedelli e di Potito Trovato. In questo senso, già da oggi (ma non ci sono conferme ufficiali) potrebbero essere ascoltati altri collaboratori dell’Ac Cesena tra il 2008 e il 2011. Per arrivare a capire, su ogni singola carta sequestrata, da dove si muovevano i soldi, per quale motivo e in direzione di chi.

San Marino, Miami e poi... Verranno scandagliate tutte le operazioni, dalle macroscopiche a, nel tempo, quelle di minor cabotaggio. Senza tralasciare i dettagli bancari, che, anche in questo caso, pare già portino dritto verso San Marino e dunque verso le sue possibilità elusive per il fisco italiano. Ma si guarda pure a Miami (dove Campedelli andò a trascorrere un Natale con Adrian Mutu), alla Romania, alla Svizzera e al Principato di Monaco.

L’acqua e Cesena 1940. Cosa esamineranno gli investigatori? Dalle cose più piccole (l’acquisto di forniture d’acqua, pagata 10 volte di quanto costi al supermercato) fino ad arrivare ai quasi 6 milioni di euro “denunciati” dalla Covisoc nel 2012. Un passaggio importante, quello. Per intenderci, fino al 2007, dunque all’uscita di Giorgio Lugaresi, la holding Cesena 1940 era una società in cui la vecchia gestione faceva confluire i debiti dell’Ac Cesena per ripianarli. Nell’era Campedelli la Cesena 1940 faceva l’opposto: inglobava soldi che uscivano dall’Ac Cesena. I controlli della Covisoc portarono a 6 mesi di inibizione per Campedelli e a 4 mesi per l’ex vice-presidente Pransani. Pena inflitta «per avere sottratto risorse finanziarie alla società Ac Cesena Spa a vantaggio della controllante Cesena 1940 Srl, senza alcuna giustificazione economica per la società calcistica, così determinando un progressivo impoverimento economico-patrimoniale dell’Ac Cesena e contestualmente aumentando l’esposizione debitoria di detta società nei confronti di terzi e in violazione del principio di corretta gestione...». Il ritorno di Lugaresi, avvenuto a tempo quasi scaduto, portò poi alla fusione inversa di queste due realtà per “annullare” 6.181.792 euro di debiti, diventati parte di un unico ente.

Si parte dalla sede. Per determinare i toni dell’inchiesta, il primo passo sarà l’esame della sede di corso Sozzi. Ma non per un’altra perquisizione. No, si sta indagando sul perché un immobile acquistato 820 mila euro sia stato ceduto pochi mesi più tardi a 2 milioni, 200 mila euro. Numeri “fuori mercato” con soldi che passano da una tasca all’altra: è questo il materiale che interessa. Già in queste ore i poliziotti potrebbero riprendere ad ascoltare le persone informate sui fatti. Aspettando che dalla Procura arrivino i primi input sulle verifiche bancarie (anche locali) che serviranno poi a dare sostanza alle accuse.

 

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