Bisoli volta pagina con il sorriso

Cesena

 

CESENA. È stato il primo tifoso della sua squadra nei momenti di difficoltà, a volte anche oltre ogni ragionevole limite. Poi può capitare che dopo la vittoria più fragorosa della stagione, il primo a invitare tutti alla calma sia Pierpaolo Bisoli. Per esempio, è successo alla conferenza stampa di ieri.

Bisoli, si aspettava una vittoria del genere a Varese?

«Ero sicuro che avremmo fatto bene, mi aspettavo una gran prestazione. Però non esageriamo».

In che senso?

«Nel senso che a volte mi sono arrabbiato quando sentivo critiche negative che consideravo esagerate per i miei ragazzi. Ora ho visto giudizi ingigantiti e forse fin troppo positivi, per questo ripeto: non esageriamo. Quindi piedi per terra e continuiamo a lavorare».

I nuovi acquisti vi hanno subito dato qualcosa di importante.

«Hanno portato entusiasmo e freschezza, ma non ci sarebbero riusciti senza un gruppo che li ha accolti nel modo migliore. Le squadre che funzionano si vedono da queste cose».

Cosa possono darvi Belingheri, Marilungo e Gagliardini?

«Si sono messi a disposizione del gruppo, sono giocatori di qualità che hanno accettato le nostre regole. Li ho fatti giocare subito dopo averci pensato a lungo. Marilungo e Gagliardini avevano già fatto sette allenamenti con noi, Belingheri solo uno, ma sono andati tutti alla grande. Però su di loro bisogna fare attenzione e lo dico a tutti».

Fare attenzione in che senso?

«Nel senso che arrivare in una squadra a gennaio non è facile: si cambia modo di lavorare e sapete che da noi gli allenamenti hanno l’intensità della partita. Tra una settimana o un mese, sarà fisiologico che i nuovi abbiano un calo: il pubblico deve avere pazienza con loro e anche loro tre devono avere pazienza con se stessi, senza abbattersi. Sono arrivati tre ottimi giocatori, ma diamo loro la possibilità di sbagliare».

Il Varese sulla carta era un brutto avversario, perché aveva già giocato col Novara ed era in clima campionato.

«Torno al concetto di prima: noi abbiamo una buona qualità di allenamenti e questo per me fa la differenza».

Undici giocatori diversi al tiro contro il Varese: qui qualcosa è davvero cambiato.

«Non sono del tutto d’accordo. Da una parte è la prosecuzione di un percorso di crescita visto con Reggina e Modena. Dall’altra, il fatto che più gente vada al tiro vuol dire che abbiamo un’identità di gioco, che non dipendiamo da un bomber per fare male in avanti».

Però a Varese il divario con i tiri in porta che di solito facevate vedere è stato impressionante.

«Ma guardate che in Italia ormai è rarissimo vedere tante occasioni “vere” da gol. Ormai lo sapete, io preferisco soffermarmi sulle situazioni da gol. Per esempio: se in una gara Renzetti mi fa dieci ottimi cross che non portano a conclusioni verso la porta, vuol dire che siamo pericolosi o no? Io dico di sì. In tutti questi mesi, il Cesena una sua identità di gioco l’ha avuta eccome. Alla resa dei conti, abbiamo sbagliato una partita col Padova, io per primo».

Quanto ha influito la brutta giornata del Varese nella vostra vittoria?

«Li avevo visti contro il Novara e avevano fatto bene contro un ottimo avversario. Contro di noi hanno fatto fatica, anche perché abbiamo interpretato bene la gara fin dall’inizio e arrivavamo sempre molto prima sulla palla».

Come è andata in tribuna a Varese?

«Bene e male. Bene per la partita, male per me. Soffrivo come un cane, un disastro».

Per la tensione durante la partita?

«No la parte peggiore è stata il riscaldamento, quando sei teso e non sai cosa fare, prendi un foglio, scrivi un sacco di cavolate, parli, ti guardi intorno... meno male che sabato col Crotone si torna in panchina».

Campagnolo si sentiva pronto per tornare titolare?

«Gliel’ho chiesto per tutta la scorsa settimana, tutti i giorni. Lui mi ha assicurato che si sentiva a posto. Sapete che io ho delle gerarchie precise in porta e se un giocatore di 35 anni mi dice che si sente bene, do per scontato che conosca fino in fondo il suo fisico. Mi sono arrabbiato parecchio per la sua uscita, anche perché pure Coser ha un adduttore da gestire con cura. E se anche Coser a metà ripresa col Varese si fosse fatto male? Meglio non pensarci».

Cambiando ruolo a Cascione ha trovato un fattore a centrocampo.

«All’inizio non lo vedevo molto convinto, ma io dico che da centrale può giocare 5-6 anni ad alto livello. A Varese è stato impressionante».

Cosa perdete con l’infortunio di Coppola?

«È un uomo squadra, ma se davvero deve operarsi, meglio che salti 5-6 gare ora per poi averlo sempre fino alla fine».

Cosa chiede alla fine del mercato?

«Io sono a posto così. Non mando via nessuno e nessuno mi ha chiesto di andare via, ma è un dato di fatto che siamo in tanti: 23 uomini di movimento e 3 portieri. E io ho il dovere di fare delle scelte».

 

 

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