Aget, la nuova sfida di Esposito

Rimini

IMOLA. «L’ho fatto perché ho un debito di riconoscenza nei confronti di questa società e dei suoi tifosi. L’Andrea Costa deve molto a me, ma pure io a lei e tornare a giocare mi sembrava l’unico modo per dare una scossa alla squadra».

Pazza idea. Vincenzo Esposito ha spiegato così, ieri mattina al “Ruggi”, il retroscena del suo clamoroso ritorno al basket giocato, facendo intendere che la “pazza idea” girava nell’aria già da tempo e che, comunque, sarà un’esperienza a termine: «Sì, dal giugno prossimo io torno a fare l’allenatore - ha spiegato El Diablo - perché tale mi sento. Ora però penserò e lavorerò da giocatore. L’idea circolava già da qualche settimana all’interno del gruppo, era nata quasi come una battuta da parte dei compagni, poi lo staff e la società l’hanno, per così dire, rafforzata. Con il passare del tempo ho capito che ci eravamo infilati, a livello di prestazioni e risultati, in un tunnel senza fondo, schiacciati da un macigno psicologicamente sempre più pesante e allora ho accettato. Mi è sembrato il modo più giusto per onorare il debito di riconoscenza, come detto, che ho nei confronti della società e dei tifosi. La sera del 23 una trentina di ultras sono venuti sotto casa mia per manifestare la loro vicinanza, con cori e canti: non me l’aspettavo proprio, mi sono commosso e ho capito di aver preso la scelta giusta. Ora non aspettatevi che io in campo faccia la differenza, non sono più il giocatore di 10 anni fa, come da allenatore non potevo subito essere all’altezza di quell’immagine da protagonista che avevo come atleta, però darò tutto, su questo il pubblico può contarci, perché la voglia di vincere, di sputare il sangue e gli attributi sono rimasti gli stessi».

Numero 33. La guardia casertana ha spiegato che dalla partita casalinga con Capo d’Orlando vestirà la canotta numero 33: «Sì, il 6 è di Ian Young, che da grande persona qual è si è subito offerto per lasciarmelo, ma io ho rifiutato. Prenderò il 33, visto che 3 più 3 fa 6, ma la maglia non poteva essere già pronta per Frosinone, dove userò un altro numero fra quelli ancora liberi».

Sono stati giorni difficili quelli dell’ultimo periodo per Esposito, che non si rassegna alla retrocessione e crede nell’impresa impossibile: «A livello di energie ho dato tanto in queste settimane, però quello che è rimasto lo butterò sul campo. Prendetemi per folle o visionario, ma mancano 17 partite e possiamo ancora salvarci. Il mio minutaggio? Non ha senso quantificarlo. Deciderà Vecchi quanto farmi giocare, di certo sul parquet andrà chi ha a cuore le sorti dell’Andrea Costa ed è pronto a sputare l’anima. Io cercherò di essere un punto di riferimento per i compagni e di certo non ho paura di ciò che mi aspetta. Già avevo la scorza dura prima di allenare e poi le sconfitte e le critiche di questi mesi hanno reso il tutto ancora più resistente. Sono già concentrato sul match di Frosinone e se mi vedete “serio” è per questo: io odio perdere e da domenica voglio vincere».

Equilibri. Cambiano i rapporti all’interno dell’Aget, ma per Esposito (a proposito, ieri El Diablo ha superato le visite mediche) questo non rappresenta un problema, anzi: «Abbiamo un obiettivo, chiudere con dignità».

 

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