«Ho rifiutato un'offerta di 100.000 euro per truccare due partite di Lega Pro»

 

CESENA. «Ricordo tutto come se fosse ieri. Dicembre 2013, erano le undici di sera e sul mio profilo facebook, ricevo un messaggio: “Ciao Umberto, come stai?”. Pensavo fosse un tifoso del Gubbio, però c’era una cosa che non quadrava: il nome. Era uno slavo. Mi sono detto: “Strano che il Gubbio abbia un tifoso slavo”. E infatti, purtroppo, non era un tifoso».

Il messaggio che ha stravolto la vita di Umberto Semeraro, un anno e mezzo dopo, rimbomba ancora nella testa di un promettente terzino destro di 23 anni nato e cresciuto a Cesena. Che ha dovuto improvvisamente rinunciare a un sogno, oscurato dall’incubo del calcioscommesse. «Dal giorno successivo - racconta Umberto, che ha da poco concluso la stagione al Vallesavio in Eccellenza - questa persona ha cominciato a tartassarmi di messaggi, prima in inglese e poi in italiano.

A un certo punto, è venuto al dunque. E mi ha proposto di truccare due partite: Ascoli-Gubbio e Gubbio-Perugia. “Ti do 80.000 euro per truccare la prima e altri 20.000 per la seconda”. Non ci volevo credere. Per due settimane, non sono riuscito a dormire».

Incubo. Campionato di Lega Pro 2013-2014, Prima divisione girone B.

Nella quiete apparente di Gubbio, già minata dal caso Farina un paio di anni prima (quando il terzino denunciò un tentativo di combine per Cesena-Gubbio di coppa Italia), torna l’ombra delle scommesse e nel mirino di un misterioso personaggio dell’Est finisce appunto un ragazzo romagnolo classe 1992, adescato con il mezzo ormai più comodo: un messaggio privato sui social network. «Dopo aver ricevuto la proposta su facebook - prosegue Semeraro - decido di parlarne immediatamente con i miei genitori e con il mio procuratore, Davide Lippi. Scegliamo di dare tutto in mano a un avvocato, perché la mia intenzione era soltanto una: denunciare. E così ci siamo rivolti ai Carabinieri di Gubbio, mentre qualche giorno dopo sono arrivati anche i magistrati di Cremona (titolari dell’inchiesta sul calcioscommesse, ndr) per interrogarmi. Sono stati giorni terribili. Per una settimana non potevo più andare al campo ad allenarmi, ma solo in questura a raccontare questa storia. A 21 anni vi posso assicurare che non è facile».

Paura. L’episodio, che sconvolge Semeraro, inizialmente non viene raccontato alla squadra («lo sapevano solo il presidente Fioriti, il direttore sportivo Giammarioli e il tecnico Bucchi, tutti di un’umanità eccezionale»). Ma le continue assenze del terzino, che ad un certo punto non viene più convocato, danno comprensibilmente nell’occhio nello spogliatoio e così, prima della gara contro l’Ascoli, «anche la squadra viene informata durante la rifinitura».

Dopo la denuncia, ecco l’episodio più inquietante: «Un giorno - ricomincia Semeraro - decido di fare vedere la foto di questo tizio a qualche mio compagno. Ferrari (difensore oggi al Crotone, ndr) mi fa: “Guarda che questo io l’ho visto in un bar di Gubbio qualche giorno fa”. In quel momento ho avuto davvero paura. Non solo: una sera, improvvisamente, me lo sono ritrovato addirittura seduto su una panchina sotto casa mia. Ero terrorizzato, non ce la facevo più. E così, il mattino dopo, ho chiamato Giammarioli: “Direttore, io rescindo e me ne vado. Ho paura”. Avevo un altro anno di contratto (con il Parma, che lo aveva girato in prestito al club umbro, ndr) ma ho preferito rinunciare ai soldi e tornare a casa. L’incubo era appena cominciato».

Richieste. Comprensibilmente Semeraro preferisce non fare il nome del manipolatore, però svela nel dettaglio la doppia proposta ricevuta: «Per Ascoli-Gubbio del 15 dicembre 2013 avrei ricevuto 80.000 euro per un over finale (due o più gol complessivi, ndr). Quella gara, invece, terminò 0-0. Per Gubbio-Perugia del 12 gennaio, invece, la cifra era più bassa: 20.000 euro. Solo che in questo caso le richieste erano diverse: 1-0 all’intervallo e 1-2 finale. Nel dubbio il derby terminò 5-0 per il Perugia. Cosa gli risposi? Semplicemente che non ero la persona adatta a fare queste cose. E infatti, successivamente, questo signore contattò anche un mio compagno che però, conoscendo la storia, non rispose neppure al primo messaggio».

Rimpianto. Oggi, un anno e mezzo dopo, Semeraro è un ragazzo finalmente più disteso e rilassato. Anche se perfettamente consapevole di essere sceso dal treno giusto (oggi fa il ragioniere) proprio sul più bello: «In un anno mi sono ritrovato dalla Lega Pro all’Eccellenza, dal giocare davanti a 10.000 persone a Perugia al giocare davanti a qualche parente o amico a Borello. Però sono sereno e a posto con la mia coscienza. In questi mesi mi sono sempre chiesto perché quel tizio abbia scelto me: probabilmente l’ha fatto perché i ventenni, oggi, sono più facili da coinvolgere soprattutto a quelle cifre. Però con me non ha funzionato: io sono nato per fare il calciatore e non per aggiustare le partite. Non l’avrei mai fatto neppure per la gente di Gubbio, per i miei compagni e per i dirigenti, tutti straordinari. La scorsa estate mi sono giocato qualche opportunità grossa (tipo la chiamata della Cremonese, ndr) ma so di aver fatto la cosa giusta e di questo ne vado orgoglioso, soprattutto dopo tutto quello che è successo la scorsa settimana».

Precedente. Il riferimento è ovviamente all’inchiesta “Dirty Soccer” che ha coinvolto Lega Pro e serie D: «Quando ho sentito la notizia su Sky Sport stavo facendo colazione prima di andare al lavoro. Non ci volevo credere. Mi è caduto il mondo addosso. Poi ho letto alcuni nomi e ci sono rimasto malissimo. Tra questi c’è persino un ragazzo impeccabile come Traorè (terzino del Santarcangelo, ndr) con il quale avevo giocato proprio a Gubbio. Era stato uno dei primi a dirmi di denunciare tutto alla magistratura, quindi sono convinto che lui non abbia truccato alcuna partita. La serie D è diventata l’anello debole del calcio italiano e per questo credo sia stato un errore grossolano aver quotato anche le gare dei Dilettanti. Perché, quando girano certe cifre, per qualcuno che prende 4-500 euro al mese diventa difficile denunciare o rifiutare. Se io fossi il presidente della Federazione, per prima cosa abolirei proprio le scommesse sulla serie D».

Futuro. Oggi, come detto, l’ex terzino del Gubbio fa il ragioniere («grazie alla mamma della mia fidanzata») e ovviamente attende la telefonata giusta: «Spero che Dio mi offra un’altra possibilità, dopo che ho rifiutato la scorsa estate due offerte da Australia e Malta. Se dovesse arrivare, sarei pronto a mollare il lavoro per riprovarci ancora. Il calcio è la mia vita e per me il campionato di Lega Pro è bellissimo: in questi anni ho avuto la fortuna di giocare in stadi bellissimi e contro avversari fortissimi e per me è stato un orgoglio. Così come è stato un orgoglio fare tutta la trafila nel settore giovanile del Cesena e vincere due campionati con Cesenatico e Forlì. Oppure conoscere tanti amici, a cominciare da Simone Confalone, che per me è il simbolo del calcio pulito e leale, e tanti allenatori eccellenti come Sottil e Bucchi, i miei preferiti». In tutta questa storia, qual è il rimpianto maggiore? «Avere aperto un profilo su facebook. Se non mi fossi iscritto, a quest’ora sarei ancora un calciatore di Lega Pro...».

 

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