Finanziaria, a San Marino scatta lo sciopero generale

San Marino

SAN MARINO. Sciopero generale prima di Natale: così si sono espressi all’unanimità i delegati sindacali Csu riuniti oggi a Domagnano per esaminare la Legge finanziaria che approderà in prima lettura nel prossimo Consiglio grande e generale. «Lo sciopero generale - spiega una nota del sindacato - è l’inevitabile risposta alla Legge Finanziaria presentata dal governo». L’attivo dei delegati sindacali della Centrale sindacale unitaria «sceglie con molta determinazione la strada della protesta - prosegue il testo - per cambiare una Legge di Bilancio che presenta il conto a chi il conto lo ha sempre pagato», ovvero lavoratori e pensionati. Tre i punti sotto accusa: il taglio unilaterale agli stipendi pubblici, la decurtazione indistinta della no tax-area delle pensioni e il mancato trasferimento dello Stato di circa 30 milioni di euro ai Fondi pensione, restituendone 19 in 10 anni senza interessi. Davanti alla platea di delegati, i segretari della Centrale sindacale unitaria, Giuliano Tamagnini, Csdl, e Gianluca Montanari, Cdls, hanno ripercorso le ultime tappe del confronto con l’Esecutivo.

Pubblico contro privato

«Un confronto - ha sottolineato Montanari - che non ha mai assunto il valore del negoziato». Anzi, «con la Legge di Bilancio - ha continuato - assistiamo al solito e vecchio tentativo di dividere il mondo del lavoro mettendo i lavoratori privati contro quelli pubblici e i giovani contro i pensionati». Sulla stessa lunghezza d’onda Tamagnini, che ha puntato il dito contro una «Finanziaria a senso unico». E ancora: «Anche stavolta - ha lamentato - il governo ha scelto la scorciatoia di fare cassa sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Siamo di fronte a una Legge di Bilancio che non fa chiarezza sui numeri del dissesto di Cassa di Risparmio, non destina un euro agli investimenti, non contiene concrete iniziative per combattere la diffusa evasione fiscale, ma scavalca i diritti contrattuale». Negli interventi dei delegati sindacali, si è posto l’accento sul «mancato cambio di rotta» sul fronte dell’equità e sull’assenza di progetti finalizzati all’emersione di tutti i redditi. Per la Csu, piuttosto, «il governo ha scelto la strada di imbrigliare il dialogo sociale dentro il percorso obbligato della Legge di Bilancio e imporre tagli agli stipendi pubblici, malgrado il rinnovo del contratto sia fermo ormai da 10 anni». Per i sindacalisti è «l’ennesimo prelievo forzoso e a una palese violazione dei diritti contrattuali». Stesso copione sulle pensioni: «Imboccata la strada del rinvio della riforma dell’Igr, l’Esecutivo preferisce decurtare senza nessuna gradualità sulla fascia esente dei pensionati con un taglio secco del 13%, equiparandola cosi’ alla no tax-area dei lavoratori dipendenti».

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