Edilizia, gli Ordini bocciano il nuovo art. 79: «Non risolutivo»

SAN MARINO. Il nodo dell’articolo 79 del Testo unico dell’edilizia è tutt’altro che risolto. Presidenti e rappresentanti degli ordini degli avvocati e notai, degli ingegneri e del collegio dei geometri della Repubblica di San Marino convocano la stampa per prendere le distanze dal “ritocco” compiuto di recente alla norma che, denunciano, sta continuando a bloccare le compravendite immobiliari sul Titano. Gli ultimi interventi, avvenuti per decreto ratificato il 25 giugno scorso, sono stati non solo tutt’altro che risolutivi, ma nemmeno condivisi del tutto con gli ordini, diversamente da quanto sostenuto dall’esecutivo, perchè comportano uno «smisurato allungamento dei tempi e il problema di costi» a carico dell’acquirente.

Articolo 79 del Testo unico

In dettaglio, l’articolo 79 del Testo unico, in vigore dallo scorso febbraio, «vieta o consente - chiarisce Alberto Selva, presidente dell’Ordine degli avvocati e notai - il trasferimento della proprietà di immobili a seconda se siano affetti o meno da abusi edilizi». E quando si va ad applicare insorgono problemi, tanto che «si è verificata fin dall’inizio la quasi impossibilità di fare atti di compravendita». E a fronte di ciò i professionisti hanno fin da subito sollecitato la politica a intervenire: dopo l’audizione in commissione consiliare, sono seguiti incontri con la Segreteria di Stato e gli uffici competenti per apportare modifiche che consentissero di superare l’empasse.

Proposte non accolte

«Abbiamo lavorato per l’applicabilità della norma, molte delle nostre proposte sono state accolte - lamenta Selva - ma molte di più quelle non accolte". Alla fine, si è arrivati a "una normativa residuale di veramente complicata applicazione che non possiamo condividere». Oltretutto, «molte cose decise la sera prima sono state modificate il giorno dopo notevoli retromarce rispetto alle conquiste ottenute». Sotto la lente, l’introduzione dell’articolo 71 bis nel decreto del 25 giugno scorso, che porta alla certificazione dell’edificio da parte dell’ufficio Edilizia: «Condividiamo che un ufficio pubblico certifichi o meno l’assenza di abus». Ma «nella stesura definitiva il certificato rilasciato non è risolutivo - sottolinea - perchè l’articolo 71 bis riguarda solo le parti individuali e non quelle comuni». In questo modo «è stato cambiato il senso dell’art. 71 che si è svuotato di contenuto e non è esaustivo dei problemi», senza contare i costi del certificato, che ammontano a 400 euro. «I problemi sono veramente difficili da affrontare - ribadisce - e francamente non ci sentiamo di condividere la responsabilità di chi ha fatto le leggi». Inoltre, «i nostri contributi avrebbero portato a soluzioni non fantastiche, ma sicuramente migliorative e oggi, se qualcuno non può vendere o acquistare casa, non è colpa nostra». Quindi Maurizio Del Din, presidente dell’Ordine degli ingegneri e architetti, chiarisce le difficoltà per i periti, legate alla rigidità dei parametri introdotti dal testo unico per l’edilizia.

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