Doppio omicidio nel Bresciano: il tesoro del killer confiscato sul Titano

SAN MARINO. Una parte del “tesoro” di Cosimo Balsamo, l’uomo che secondo gli investigatori si è ucciso ieri dopo aver ammazzato due imprenditori nel Bresciano, era stato confiscato a San Marino, nell’ambito del processo per riciclaggio alle sue figlie, assolte da ogni accusa in appello perché inconsapevoli della provenienza illecita del denaro, circa due milioni e 150mila euro. «Non credo che ci sia un collegamento con i fatti accaduti nel Bresciano e il giudizio sammarinese» è il commento dell’avvocato Federico Fabbri Ercolani, difensore delle due donne. Le figlie di Balsamo ritenevano che la somma trasportata sul Titano come facevano in tanti, specie in anni passati, fosse il frutto dell’attività imprenditoriale dei genitori, un’agenzia immobiliare in Puglia.

Il padre, Cosimo Balsamo, aveva 62 anni e i guai con la giustizia gli erano costati cari anche in Italia. Scontata la pena si è ritrovato infatti senza soldi e senza abitazione. Arrestato nel 2007 dalla Guardia di Finanza, era stato condannato in via definitiva nel 2009 a sette anni e quattro mesi per associazione a delinquere, furto e ricettazione. Secondo l’accusa faceva parte, assieme ad altre cinque persone, della “banda dei Tir”, in azione nei primi anni del Duemila nel Nord Italia ai danni aziende di trasporto di metalli. Lo scorso 30 gennaio era salito su una tettoia del tribunale di Brescia per protestare contro il sequestro della sua stessa abitazione. La stessa esasperazione potrebbe avere armato la sua mano ieri. Secondo i carabinieri ha dapprima ucciso l'imprenditore Elio Pellizzari a Flero nel Bresciano, poi, con un'auto rubata si è spostato a Carpeneda di Vobarno, in Valle Sabbia, dove, prima di suicidarsi, ha ucciso un altro imprenditore, James Nolli. In una sua richiesta di revisione, Balsamo, faceva notare che Nolli, suo presunto complice, era stato condannato per furto, mentre lui per ricettazione, nonostante avesse sempre sostenuto di aver personalmente rubato i mezzi con cui l'organizzazione depredava le aziende. Balsamo sosteneva che la condanna per ricettazione fosse ingiusta per evitare la confisca dell’abitazione. Anche quei soldi sospetti sono rimasti sul Titano. Il ricorso delle figlie è stato respinto un anno fa dal giudice per i rimedi straordinari, Vitaliano Esposito. Le due sorelle, condannate in primo grado per riciclaggio, in appello furono assolte per difetto dell’elemento psicologico dal giudice delle appellazioni David Brunelli che però confermò la confisca dei due milioni e passa di euro di probabile provenienza illecita. Il tesoro, per i giudici, era il frutto dei reati commessi dal padre.

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