Tremonti: «Trasparenza? Troppe furbate, la reputazione ormai è stata danneggiata»

Rimini

SAN MARINO. «I miei consigli non sono stati ascoltati: ci sono state troppe furbate e troppe prese in giro». Le bordate contro la Repubblica di San Marino arrivano dall’ex ministro dell’Economia dell'Italia Giulio Tremonti, il quale intervistato da Sergio Barducci per la trasmissione “CloseUp”, su San Marino Rtv, non ha lesinato critiche contro «il vecchio sistema che non poteva andare avanti» sul Titano. Tremonti - attualmente senatore tra le file Grandi autonomie e libertà - ha parlato a margine del convegno tenutosi a Macerata, in cui ha presentato il futuro movimento politico “Rinascimento”. E in questa occasione l’ex ministro - in carica tra il 2001 e il 2004, tra il 2005 e il 2006 e tra il 2008 e il 2011 - ha pescato nel molo dei ricordi sui rapporti avuti con il Titano e lo ha fatto «per la prima volta e in modo diretto».

Il ministro ignorato

Rapporti non certo facili, come conferma lui stesso, che chiarisce: «In tante sedi, a tante persone e in tante occasioni ho detto che il vecchio sistema non poteva continuare perché cambiava il mondo: non puoi restare come eri nel Novecento, perché il mondo cambia quindi qualche investimento nel cambiamento sarebbe stato un investimento utile per la Repubblica di San marino. Ma non ho mai avuto idea che questo messaggio fosse accolto». Tremonti va diretto e prosegue: «Sono state fatte troppe furbate e troppe prese in giro: ti dicevano che introducevi un criterio ma poi lo raggiravano; introducevi la nominatività, poi mettevano nominativa una società sotto ma le azioni erano al portatore della società sopra». Insomma, rincara la dose l’ex ministro italiano, «non ho mai avuto idea che da parte dei governanti di San Marino ci fosse la volontà e la capacità di capire il cambiamento.

Conservare l’impossibile

L’intervistatore gli ricorda però che adesso dei cambiamenti ci sono stati. Ma Tremonti sembra scettico: «Sulla trasparenza ci si è mossi tardi e questo ha danneggiato la reputazione e il nome della Repubblica identificata come luogo che resisteva al cambiamento». E poi per ribadire la propria posizione ricorda: «Io non sono fanatico dei cambiamenti legali, ma loro qualcosa dovevano fare e potevano fare. Ma niente hanno fatto se non spesso prendere in giro quindi non c’era da parte mia una volontà negativa a priori ma dall’altra c’era un tentativo di conservare l’impossibile». Quindi, sentenzia Tremonti, «se ci sono delle colpe su San Marino non sono di chi ha dato dei buoni consigli ma di chi ha pensato fossero meglio i cattivi consigli di altri».

Le infiltrazioni

Poi il capitolo «infiltrazioni», che l’ex ministro ha giudicato «troppe: se avessi avuto un criterio più rigido, onesto e moderno avresti evitato infiltrazioni ma sono venute perché c’era gente che voleva conservare quel sistema. E ora credo che ci sia una nuova classe e anche un’opposizione che credo porti a un miglioramento ma sarebbe interessante se qualcuno facesse un mea culpa per i cittadini». Tremonti non rinnega neanche la frase detta in passato che gli ricorda il giornalista, «manderemo la Guardia di finanza in tutte le imprese che lavoreranno con San Marino». Ma si “assolve”: «C’erano dei flussi eccessivi: un conto è uno che lavoro e fattura con San Marino, ma non mi si venga a dire che le targhe di San Marino che girano per Milano sono sammarinesi e quando vedi quelle targhe che girano in quel modo devi pensare che i flussi di fatture siano oggettivamente un poco sballati».

Detto questo, incalzato da Barducci, il senatore spiega in conclusione che vedrebbe bene «sia governanti che opposizione, un accordo tra tutti: devi mettere assieme un tavolo e non fare le accuse l’uno all’altro, ma vedere cosa serve per il futuro: il cambiamento è in atto ma non è sufficiente».

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