Magliana, quando il boss portò un milione

Rimini

SAN MARINO. Tesoretto della Banda della Magliana: il “boss” portò sul Titano un milione di euro. Dopo il sequestro di un conto da 300mila euro intestato alla figlia di uno degli uomini di spicco della malavita capitolina, entra nel vivo l’indagine tutta sammarinese: probabile la rogatoria a Roma per ascoltare la studentessa 25enne ritenuta il prestanome. Non risulta invece indagato Paolo Marcoccia, “O’ Somarello”, che portò la ragazza a San Marino e che, secondo gli inquirenti, si aprì anch’egli un conto in repubblica: i suoi rapporti finanziari con la Rocca erano antecedenti alla legge antiriciclaggio. Eppure, è dalle sue movimentazioni di denaro che sorgerebbero i maggiori dubbi degli investigatori: lui si aprì il suo conto sul Titano a metà degli anni Duemila e dentro vi versò fino a circa un milione di euro, poi in parte confluiti nel conto corrente della studentessa.

Lei ha 25 anni: stando all’adeguata verifica, non lavora, ma studia. Eppure, vanta un conto da 300mila euro. Per il tribunale di San Marino che, sulla scorta della segnalazione della banca e della denuncia dell’Agenzia di informazione finanziaria, ci hanno voluto veder chiaro, la ragazza è figlia di Alessandro Savioli, il 53enne considerato tra gli “eredi” di Renatino De Pedis e a capo della criminalità di Primavalle e Quartaccio e “affezionato” ai traffici di droga. Un’altra pagina del “romanzo criminale” sammarinese l’avrebbe scritta anche “Somarello” Marcoccia: lui, di lavoro, faceva il biscazziere della camorra, e la malavita volle fargliela pagare nel novembre del 2011 quando tentò di ucciderlo in pieno centro, a Roma, nell’agguato di piazza Nicosia. E’ lui che, dopo il 2005, si apre un conto a San Marino, e che, nel 2008 presenta alla banca la figlia del “collega” Savioli. Lei, in un giorno di primavera, versa 280mila euro in contanti in un conto tutto suo, poi tutti investiti in titoli. E i soldi vengono lasciati lì, a “dormire”.

Saranno poi le operazioni di controllo della banca a fare il resto: merito anche della scadenza imposta dal decreto legge 98 del 2013, poi modificato dal decreto legge del dicembre scorso. La norma impone l’estinzione di tutti i conti correnti sui quali, entro il 31 marzo prossimo, non saranno state fatte le adeguate verifiche. Lo stesso varrà, dal primo aprile, per i libretti al portatore. E’ questo, dunque, per le banche il periodo più “ricco” i termini di controlli e sono potenzialmente a rischio tutti i rapporti bancari rimasti “inattivi” negli ultimi tempi e per i quali l’origine dei fondi non sia stata prima certificata.

 

 

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