«Basta Cappuccini, serve un nuovo carcere»

Rimini

SAN MARINO. Sul Titano serve un nuovo carcere ma anche una riforma della legge sull’Ordinamento penitenziario. Lo chiede il consigliere Marco Podeschi di Upr, a seguito della visita fatta nei giorni scorsi al carcere dei Cappuccini. Per un’ora Podeschi ha potuto constatare le reali condizioni delle persone in carcere, ma anche di chi ci lavora.

Alla luce del report del Consiglio d’Europa sulle statistiche penali del 2014, in cui San Marino risulta lo Stato che ha meno detenuti e con una spesa media giornaliera più alta - 685 euro al giorno per ospite - Podeschi sottolinea che il vero problema dell’istituto penitenziario sammarinese non è il costo. Piuttosto «non è più differibile - sostiene - un intervento definitivo per risolvere i tanti problemi che affliggono la struttura».

Già dal 1994 il primo rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa evidenziava le criticità della struttura, sottolinea Podeschi. E da allora il Cpt resta in attesa di avere informazioni sullo stato di avanzamento del progetto di costruzione di una nuova prigione. Invece «sono trascorsi 22 anni dal rapporto - lamenta il capogruppo Upr - e ancora del progetto del carcere non c’è traccia». Il problema quindi «non è il costo pro capite per detenuto - rimarca - il tapis roulant o il pranzo servito dal ristorante». Piuttosto «il governo non può continuare a fare la politica dello struzzo lasciando la struttura, il personale e gli stessi detenuti in una sorta di limbo in cui si dice che si farà il regolamento, si penserà al personale, si costruirà la struttura. Servono decisioni».

Il timore del consigliere è che «l’aumento della popolazione carceraria con soggetti che dovranno scontare pene in via definitiva, unitamente a soggetti oggetto di carcerazione preventiva, possa acuire problemi e criticità». Gli spazi sono troppo angusti per far convivere la sezione maschile, femminile e minorile, personale e «mantenere il tutto in un regime di massima sicurezza e dignità».

Ma anche la Legge 1997/44 sull’Ordinamento penitenziario «va profondamente rivista - sostiene Podeschi -. Occorre dare forma definita all’amministrazione che cura la struttura penitenziaria, avere personale civile addestrato e specifico per il compito, definire con maggiore trasparenza nel regolamento, obblighi dei detenuti e per gli accessi nella struttura».

Solo dopo avere pensato a un modello organizzativo adeguato, idoneo e evoluto - esorta il consigliere - si potranno rivedere gli aspetti organizzativi. Podeschi infine si dice molto colpito dal punto di vista personale dalla visita: «Molte delle leggende metropolitane che circolano sulla condizione dei detenuti, sono decisamente diverse dalla situazione reale».

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