Donna 37enne muore bruciata nel capanno

Rimini

NOVAFELTRIA. Prima di morire nel rogo della baracca che la ospitava, se i resti carbonizzati appartengono davvero a lei come tutto lascia supporre, la vittima aveva chiesto aiuto, cercando inutilmente di attirare l’attenzione su di sé e sulla sua difficile situazione, senza trovare ascolto. «Prima o poi la baracca va a fuoco» aveva urlato la donna - una badante bulgara di 37 anni - agli avventori di un circolo di Perticara, doveva aveva fatto improvvisamente irruzione con un tono agitato. L’avevano presa per una “fuori di testa”, impressione avvalorata dal fatto che nell’allontanarsi, dopo lo sfogo, avrebbe lasciato dietro di sé un paio di specchietti rotti: aveva indirizzato la sua rabbia contro le auto in sosta. I clienti del circolo si sono ricordati della scena quando la mattina del 31 dicembre, una volta spente le fiamme che avevano avvolto un capanno nella zona di Miniera di Perticara, sono stati ritrovati dei resti, umani secondo i primi accertamenti, ormai carbonizzati. In un modo confuso e disperato (toni apocalittici e vagamente misticheggianti avrebbero caratterizzato alcuni suoi interventi su facebook) la donna stava denunciando il malfunzionamento della stufa o il suo stato d’animo segnalava un profondo disagio psicologico dalle conseguenze tragiche?

Per i tecnici, intervenuti sul posto, le cause del rogo sono molto probabilmente accidentali legate appunto alle difficoltà di combustione della vecchia stufa a pellet.

Ai carabinieri di Novafeltria è toccato svolgere accertamenti sull’identità della donna e sul perché di quella sistemazione di fortuna. Si è scoperto così che si trattava di una sistemazione temporanea, indicata dalla famiglia di un anziano di Coriano per la quale aveva lavorato come badante. I parenti avevano deciso di interrompere quella collaborazione e di fronte alle rimostranze della donna che lamentava l’assenza di una sistemazione alternativa le avrebbero consentito di utilizzare come alloggio di fortuna il capanno, in un terreno di loro proprietà. Quella “casa”, però, a meno di sorprese (il pm Davide Ercolani ha disposto analisi medico-legali e prelievo del Dna dai resti ritrovati) si è trasformata per lei in una tomba.

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