Gnassi boccia la settimana corta a scuola

Rimini

RIMINI. Andrea Gnassi ha detto no. Le scuole superiori della provincia di Rimini non chiuderanno al sabato. Non solo. Il presidente della Provincia ha aggiunto senza girarci troppo intorno che se ci sarà da tagliare nell’ente di corso d’Augusto a finire nel mirino delle forbici non saranno le giornate di apertura delle istituzioni scolastiche ma, innanzitutto, i premi economici riservati ai dirigenti.

Il fatto. Venerdì ai dirigenti scolastici della provincia di Rimini è stata presentata “un’ipotesi tecnica” - nata durante la legislatura precedente - finalizzata al risparmio di circa 180-200mila euro: la chiusura al sabato di tutti gli istituti medio-superiori. La tesi è che si potrebbe recuperare la cifra di cui sopra alleggerendo le bollette di luce, acqua, gas e mezzi di trasporto.

«Sto coi lavoratori». «Domani - dice Gnassi - incontrerò i lavoratori della Provincia. Sto con loro, vittime di una riforma maldestra, magari giusta negli obiettivi ma portata avanti con superficialità. A loro dirò anche questo: capisco le difficoltà, capisco tutto, ma questa storia non può finire come una clava sulle spalle delle famiglie e delle imprese riminesi».

Gnassi va dritto al punto. «Mi riferisco alla cosa delle scuole chiuse al sabato. E’ un’ipotesi contenuta in un documento approvato dalla giunta in scadenza (a fine estate) per fare fronte ai tagli governativi. Ci sono numerose azioni condivisibili circa il contenimento delle spese, a partire dal personale. Quella della chiusura delle scuole al sabato invece non è condivisibile: l’ho detto subito, appena insediato: che venderemo le sedi piuttosto che lasciare indietro la manutenzione di scuole e strade».

Ma stiamo scherzando? «A me importa relativamente delle questioni tecniche - insiste il sindaco di Rimini -. Se sto a guardare quelle, si va a finire come quel detto “l’operazione è riuscita ma il paziente è morto”. Non si chiudono le scuole per risparmiare il riscaldamento, stiamo scherzando?».

Di qui la scelta di cercare un’alternativa: mirino puntato sui premi dei dirigenti. «Servono duecentomila euro? Nella situazione drammatica in cui versano le Province, sono una parte - neanche la più pesante - del problema. E’ chiaro che si tratta di ridefinire tutto, di fare sacrifici che prima non si facevano. Ad esempio, mi pare che il premio di produttività dei dirigenti della Provincia di Rimini ammonti a 450 mila euro. Credo non sarebbe un peccato mortale ridiscuterlo e rivederlo per salvaguardare le funzioni primarie. In questo senso trovo abbastanza sorprendente che, a proposito di evocazioni sul lavoro e sulla politica, nei giorni scorsi ci siano state richieste sindacali per un tavolo negoziale sulla questione dirigenti in Provincia».

Riforme non per risparmiare in bolletta. «Guardo alle famiglie, alle imprese, ai bisogni dei cittadini e ai lavoratori della Provincia. Le scuole non si chiudono al sabato. Se, in futuro, un’ipotesi di riorganizzazione dell’attività scolastica- su basi diverse da quelle del risparmio dei termosifoni - fosse discussa a livello regionale, Rimini naturalmente farebbe le proprie valutazioni ma oggi non siamo in questa situazione. Comunque la Regione Emilia Romagna, in attesa di una riorganizzazione di area vasta o di una proposta complessiva di riassetto istituzionale, è nelle condizioni di trovare le risorse per garantire alle Province funzioni di scuole, lavoratori, strade».

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