Provincia senza soldi, settimana corta alle scuole superiori

Rimini

RIMINI. Provincia senza soldi, settimana corta per tutte le scuole superiori della provincia di Rimini. E’ l’ipotesi tecnica nata in seno all’ente in via di chiusura e, presentata venerdì ai dirigenti scolastici, come misura per provare a evitare il dissesto finanziario a causa di un risparmio stimato in circa 180-200mila euro in termini di minori spese per bollette di luce, acqua, gas ma anche nei mezzi di trasporto pubblico che dovranno girare in meno.

Ora la proposta, nata tra i tecnici della Provincia, sarà presentata al presidente della Provincia e sindaco di Rimini Andrea Gnassi che dovrà prendere una decisione, una volta ascoltati tutti coloro che saranno interessati da questa manovra. Quella di fare lezione dal lunedì al venerdì, se è una novità per il territorio e le province limitrofe, non lo è in Italia: la settimana corta è già realtà in gran parte della Lombardia e del Veneto, a Genova, mentre a Pesaro è stata attivata quest’anno per un gran numero di scuole. Qui, per esempio hanno aderito il 40% degli istituti.

 

«Era un’ipotesi – spiega Massimo Venturelli, dirigente all’Edilizia della Provincia – già valutata qualche mese fa per fare fronte ai tagli di trasferimenti statali. Il fatto di ridurre la scuola a cinque giorni avrebbe diversi impatti: si riduce il costo delle utenze e dei trasporti, in cambio, però, ci sarebbero dei disagi. Era un’ipotesi tecnica tutta da valutare, ma alla luce degli ultimi tagli sono risparmi di davvero poca entità». Sei mesi fa, infatti, la decurtazione di risorse stimata era di 4 milioni di euro e – sostiene il dirigente – poteva avere un senso organizzare un risparmio di questo tipo, ma ora la certezza che davvero con questa “manovra” si possa evitare il dissesto finanziario non c’è, perché dai 4 si è passati agli oltre 10 milioni di tagli. «La decisione comunque – prosegue Venturelli – sarà presa a livello politico. Già dal maggio di quest’anno la Provincia ha portato avanti una serie di azioni volte alla prevenzione del dissesto attraverso l’ipotesi di ridurre i buoni pasto, eliminare lo straordinario. Sono stati fatti dei pensionamenti e già oltre una decina hanno scelto la mobilità in altri enti che hanno fruttato un risparmio di 400-500mila euro».

Una cifra importante, ma non ancora sufficiente per riuscire a coprire l’intero importo che viene a mancare. Se davvero questa decisione verrà presa, il nuovo calendario partirà dal prossimo anno scolastico, cioè da settembre 2015. «Da un punto di vista tecnico, sei mesi fa ero favorevole a questa scelta, ma ora, a fronte dei disagi, la funzionalità non è più garantita. Ad ogni modo, sarà la politica, che sentiti tutti gli interessati, procederà».

 

Nel frattempo, non tutti i dirigenti si sono detti favorevoli a questa proposta e alcuni si sono detti disponibili a patto che, però, il calendario sia lo stesso per tutta la regione. Altri hanno sollevato l’obiezione che a risentirne sarebbe anche la qualità didattica, dato che si dovrebbero aumentare le ore in ogni singola giornata, senza considerare che i ragazzi tornerebbero molto più tardi nelle loro abitazioni. In più, c’è il problema delle iscrizioni che si stanno per aprire e studenti e famiglie avrebbero bisogno di avere certezze sul calendario del prossimo anno. Il punto è che, da un lato, alternative, dal punto di vista contabile, al momento non se ne vedono; dall’altra parte, la misura, da sola, non basterà a evitare il dissesto finanziario.

 

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