Prostitute, sgominato racket del sesso

Rimini

 

RIMINI. Con l’illusione di guadagni facili “reclutavano” giovani ragazze in Ungheria e le portavano in Italia a prostituirsi. Ma una volta raggiunto lo scopo, le donne venivano ridotte in schiavitù. Botte e minacce erano all’ordine del giorno e i guadagni venivano trattenuti per intero dagli sfruttatori. A stroncare il giro, ieri all’alba, sono stati gli uomini della Squadra mobile (guidata dal vice questore aggiunto Nicola Vitale), che hanno eseguito i primi quattro arresti con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Altri due uomini appartenenti alla banda sono attualmente ricercati in tutta Europa. Sono finiti in manette un italiano e tre ungheresi: Pietro Gervasi (48 anni), Kalman Kover (33 anni), Miklos Varadi (47 anni) e Zsolt Lakatos (37 anni).

Gli ungheresi avevano il compito di reclutare le connazionali (una ventina quelle identificate, tutte tra i 18 e i 19 anni) mentre Gervasi era il tassista del gruppo; accompagnava le prostitute nelle piazzole delle stazioni di servizio lungo la Statale Adriatica, dall’incrocio con via Marecchiese fino a Riccione, sulle quali gli sfruttatori si erano aggiudicati una sorta di “diritto di marciapiede” per l’esercizio dell’attività.

Le giovani arrivavano a Rimini ben consapevoli di ciò che sarebbero venute a fare ma quello di guadagni sostanziosi e immediati si rivelava solo un miraggio paventato dai loro protettori. Se qualcuna provava a ribellarsi o manifestava l’intenzione di tornare a casa veniva picchiata e minacciata di ritorsioni nei confronti dei propri familiari, ovviamente all’oscuro di questo tipo di attività. Dei guadagni, le ragazze non vedevano nemmeno l’ombra. Ciò che percepivano (da 30-50 euro a prestazione per un giro complessivo di circa mille euro a sera) veniva trattenuto per intero dagli aguzzini. Alle donne veniva concesso solo vitto e alloggio in un residence a Marina Centro dove vivevano praticamente segregate fuori dagli orari di lavoro.

L’indagine della polizia è partita nel mese di febbraio. Durante consueti controlli anti prostituzione, i poliziotti hanno identificato una delle ragazze ungheresi e l’hanno trovata in possesso di cocaina (e per questo denunciata). Da questo elemento sono scattate ulteriori attività di indagine ed è emerso che le giovani tenevano modici quantitativi di droga a disposizione dei clienti che ne facevano richiesta. Erano gli stessi protettori a procurare la coca alle prostitute. Sono stati successivi accertamenti (intercettazioni e tradizionali appostamenti) che hanno permesso di risalire al giro. Ma gli sfruttatori si sentivano ormai braccati: in alcune intercettazioni parlavano di piani di fuga nel caso in cui le forze dell’ordine li avessero individuati.

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