Capo di gabinetto senza laurea: sindaco e assessori pagano il conto

Rimini

RIMINI. Quei 23mila euro di stipendio in più e l’indennità ad personam di 38mila, il Comune non poteva darli al capo di gabinetto. Il motivo? Sergio Funelli non era provvisto di laurea, come invece le norme della pubblica amministrazione richiedevano per chi all’epoca dei fatti - dal luglio l 2011 a ottobre 2013 - era inquadrato con il contratto di categoria D.

Ora, secondo la condanna arrivata ieri dalla Corte dei conti di Bologna, a pagare per questo errore perché ritenuti responsabili di danno erariale saranno il sindaco Andrea Gnassi, il segretario generale Laura Chiodarelli, rispettivamente per 16.457 euro, oltre a sette assessori della giunta: Roberto Biagini, Gian Luca Brasini, Massimo Pulini, Irina Imola, Nadia Rossi, Sara Visintin, Jamil Sadegholvaad, per 4.081 euro a testa. L’unica a “salvarsi” è il vicesindaco Gloria Lisi, che non era presente alla riunione di giunta il giorno in cui è stata deliberata l’assunzione di Funelli.

La Procura, quindi, anche se ha quantificato il danno erariale in 133mila euro, ha stimato che nel complesso dovrà essere restituita solo la differenza economica dal 20 luglio 2011, quando è scattata l’assunzione del capo di gabinetto, al 31 ottobre 2013, data a partire dalla quale la stessa amministrazione comunale, prima dell’arrivo della sentenza, ha cambiato contratto a Funelli, inquadrandolo nella categoria C, che non prevede la laurea, eliminando anche l’indennità ad personam.

Il totale che sarà ridato alle casse del Comune ammonta quindi a 61.481 euro, somma che comunque gli amministratori non pagheranno di tasca propria perché coperti da assicurazione. E non pagheranno nell’immediato, perché si dovrà attendere il giudizio di appello, visto il ricorso già annunciato da sindaco e assessori.

Non si mette quindi la parola fine con questa sentenza legata a un caso che era stato portato alla luce dal consigliere comunale di Fratelli di Italia Gioenzo Renzi e dalla collega di opposizione, Giuliana Moretti (Ncd), i quali avevano fatto la segnalazione alla Corte dei conti già da fine 2011.

Il primo a replicare, quando era esplosa la contestazione, era stato l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini, in un consiglio comunale poco prima del Natale di 3 anni fa. Lui aveva sintetizzato: punto primo, il capo di gabinetto non ha funzioni gestionali, ma politiche; punto secondo, l’unico precedente, Corte dei conti del 17 aprile 2007, non ha previsto incompatibilità.

Renzi e Moretti però erano andati avanti e adesso, con la decisione dei magistrati contabili di Bologna, hanno portato a casa il primo round di questo match. E lo stesso Renzi, alla luce della sentenza, rincara la dose: «Il sindaco non ha ancora capito, o fa finta di non capire, che l’organizzazione del suo ufficio deve avvenire nel rispetto delle Leggi, che devono essere uguali per tutti, anche per lui e il suo compagno di partito e capo della campagna elettorale Sergio Funelli».

 

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