Smantellata organizzazione criminale: sequestrati beni per 10 milioni

Rimini

RIMINI. Un sequestro di beni per 10 milioni di euro, e lo smantellamento di «un'organizzazione transnazionale operante in Italia e nella Repubblica di San Marino finalizzata alla truffa, al falso, al millantato credito e all’estorsione». Sono i nuovi, sorprendenti, sviluppi nelle indagini nate da uno dei mille rivoli dell'operazione “Criminal minds”. E ad annunciarli così, in un lungo comunicato, è la Guardia di finanza di Rimini spiegando che «questa volta a finire vittima delle pirotecniche trovate criminali di alcuni dei protagonisti in negativo delle vicende che avevano portato all'arresto di 27 persone e a svelare la fitta rete di interessi criminali sull'asse Italia-San Marino è stato proprio l'indagato principale di quell'indagine: Marco Bianchini». I finanzieri di Rimini hanno infatti scoperto un'associazione per delinquere transnazionale finalizzata a truffa, estorsione, uso di sigilli per la pubblica autenticazione, falsità materiale in atti pubblici, usurpazione di funzioni pubbliche, millantato credito; un sistema capace di spillare all'ex "re della carta" un patrimonio di circa 10 milioni di euro. Le indagini, coordinate dal procuratore Paolo Giovagnoli e dal sostituto Luca Bertuzzi, sono sfociate nella denuncia di 15 persone e nel sequestro di beni mobili e immobili per circa 10 milioni di euro. Gli ideatori della truffa erano due dei più stretti collaboratori di Bianchini (suoi complici nei reati contestati con ''Criminal minds''): Riccardo Ricciardi e Giovanni Pierani. Fu durante la perquisizione a casa di Ricciardi, in occasione del suo arresto, che saltarono fuori timbri di diversi Enti pubblici e carte relative a ingenti vendite di materiale di cancelleria, tra gli altri, a diversi ministeri, ai Comandi dei Carabinieri e della Gdf e, persino, ai Servizi segreti.

Gli approfondimenti investigativi «hanno fatto emergere la falsità di tutti i timbri e di tutta la documentazione relativa alle vendite» mettendo a nudo quella che la Gdf definisce «una colossale truffa in danno di Bianchini cui erano stati sottratte rilevantissime quantità di materiale, poi verosimilmente rivenduto in nero, inscenando accordi commerciali non veritieri». Quando l'imprenditore aveva manifestato i primi dubbi, insospettito dai mancati pagamenti che pensava di dover ricevere, entravano in scena altri personaggi, gli appartenenti «alla fantasiosa associazione segreta dei ''Cavalieri di Malta'' cui, in tutta fretta, con una cerimonia di investitura in piena regola, veniva arruolata la vittima», racconta la Gdf. Erano loro a tranquillizzare Bianchini che i pagamenti della sua merce erano stati effettuati e che, per sua sicurezza, gli introiti erano depositati su un conto corrente acceso a suo nome alla Banca centrale di Malta. Ma era tutto falso. Nel frattempo andavano avanti le verifiche che avrebbero portato alle indagini nell'ambito dell'operazione ''Criminal minds''. Bianchini però non si rasserenava e così i ''Cavalieri di Malta'' si impegnano a ''intercedere'' con magistrati e forze di Polizia comprandone i favori. E a caro prezzo: 3,7 milioni di euro consegnati, in varie tranches e in contanti, agli indagati, alcuni dei quali spacciatisi per alti ufficiali dei Servizi segreti. «A questo punto - raccontano i finanzieri - Bianchini diviene vittima di se stesso e della sua spasmodica bramosia di ricevere, a tutti i costi, favori illeciti per poter trarre vantaggi commerciali dalla presunta infedeltà di pubblici ufficiali». E se provava a ribellarsi, il sedicente capo della loggia massonica "Sua Eccellenza", così si faceva chiamare, con sms «profetizzava scenari apocalittici» per lui e i suoi cari. Bianchini, spiega la Gdf, veniva messo in guardia su «conseguenze nefaste per la vittima e per la sua famiglia, financo a minacciare che i Servizi segreti deviati avrebbero potuto far del male a loro e a tutte le persone a loro vicine». Le indagini si sono avvalse anche della sua stessa denuncia: ha dettagliatamente ricostruito i fatti. Si arriva così alla segnalazione alla Procura di Rimini di 15 persone protagoniste di una «associazione a delinquere "transnazionale" attiva tra Italia e San Marino; e alla richiesta di sequestro di beni sino a 10 milioni di euro. I pm, accogliendo la tesi della Gdf, hanno chiesto al Gip di autorizzare il sequestro a carico di tutti gli indagati. E oggi sono scattati i sigilli in Italia e, a seguito di rogatoria internazionale richiesta all'Autorità Giudiziaria Sammarinese, anche sul Titano. «La fattiva collaborazione tra Autorita'' giudiziaria italiana ed Autorita'' Giudiziaria della Repubblica di San Marino, nonche'' tra Guardia di finanza e Polizia civile sammarinese, hanno permesso di addivenire al sequestro di beni per l'intero ammontare dell'importo indicato dal Giudice per le indagini preliminari», sottolineano i finanzieri. Anche questi beni saranno gestiti da un custode ed amministratore giudiziario nominato dal Gip di Rimini.

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