Questi "poveri" architetti

Rimini

 

RIMINI. Architetti, i nuovi poveri. Alla fine sono stati travolti anche i professionisti, coloro che fino a poco tempo fa rientravano nella categoria dei benestanti, dalla crisi economica che, soprattutto a Rimini, ha investito il mondo dell’edilizia con la perdita di 1.500 posti di lavoro dall’inizio della crisi.

Lo ha rimarcato anche il presidente nazionale dell’ordine Freyrie snocciolando i dati di una recente indagine che mostra come il reddito medio sia di 17mila euro, come in cinque anni si abbia avuto una perdita di guadagno del 40 per cento e in più aumentino vertiginosamente le prestazioni non pagate.

«Prima era una questione legata ai giovani per i quali non è raro che siano i genitori a pagare le utenze dello studio - spiega Roberto Ricci, presidente dell’ordine degli architetti di Rimini -. In realtà in difficoltà ci sono sempre più coloro che si trovano tra i 40 e i 50 anni. Molti lavorano dentro le mura di casa per non spendere».

Ma sicuramente contano anche altri settori: «Aumenta l’economia virtuale, la burocrazia, e crolla quella reale. Ora si spera che con il decreto “Sblocca Italia” alcuni problemi possano essere superati».

Le prime a soffrirne sono soprattutto le donne, che a Rimini rappresentano quasi il 60 per cento degli iscritti, alle prese prima con le difficoltà di inserirsi in un mondo al maschile (cantieri edilizi) poi con l’ondata della crisi.

«Molte hanno il domicilio lavorativo nella propria abitazione - racconta Eleonora De Nicolò, consigliera segretaria dell’ordine -. Nell’ambito della commissione alle pari opportunità è emerso come le donne siano sempre più in difficoltà. Non solo perché si devono inserire in una struttura sociale fatta al maschile, ma anche perché si devono sobbarcare il peso delle cure parentali dei figli o dei genitori».

Una situazione già difficile che con la crisi tende ad acuirsi. Che la donna sia naturalmente penalizzata lo spiega anche l’architetto Simona Bonini. «Si fa più fatica ad affermarsi - conferma - basta pensare solo ai cantieri edili. Poi è arrivata la crisi e le donne che in un periodo difficile come questo si dovrebbero reinventare professionalmente faticano invece a porsi diversamente. Io ho 49 anni e un figlio di 16, ma con bambini più piccoli è molto più difficile andare a cercare nuove commesse all’estero».

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