«L'aeroporto fino a marzo non riaprirà»

Rimini

RIMINI. «Anche se dovesse andare tutto bene, temo che il Fellini riaprirà solo in vista della prossima stagione estiva».

E’ molto preoccupato Lorenzo Toni sindacalista della Uil nonché lavoratore dello scalo di Miramare. Toni, da addetto ai lavori, ha esattamente il polso della situazione e chiarisce che «l’aeroporto non è una pizzeria, ma una piccola città. Vi girano tante persone, non solo i 78 dipendenti. E se nessuno lo cura, rischia di andare in rovina».

Allora Toni, che cosa sta succedendo?

«Sinora non ci è stato comunicato niente. Fra oggi e domani contatteremo l’Enac per sapere come ci dobbiamo muovere. Ma se l’aeroporto chiude è necessario dismettere tutto: dai bar fino alla disattivazione della corrente. Senza dimenticare negozi, autonoleggi, spedizionieri, posto di polizia, finanza, dogana. Poi c’è il perimetro aeroportuale: chi lo gestisce almeno per due mesi?».

Cosa potrebbe accadere?

«Un passaggio determinante è l’offerta per i beni di Aeradria che sino a sabato scorso non era ancora stata fatta. Parliamo di mobili, scrivanie, mezzi, gruppi elettrogeni, scale per i passeggeri degli aerei. Bisogna smontare, comprare e montare di nuovo. Se non verrà presentata alcuna offerta, il curatore dovrà portare via tutto: bisognerà ripartire da zero e ricomprare l’intera attrezzatura. E lo stesso vale per le attività presenti al Fellini. Siccome Rimini non è Hong Kong per avere mezzi e materiali adatti a gestire un aeroporto, ci vuole tempo. E senza quelli non lavori».

Quale scenario si prospetta?

«Se l’offerta non arriva, i mezzi vanno comprati di nuovo e assicurati. E ci vogliono milioni di euro. Un’alternativa potrebbe essere quella di prenderli in comodato d’uso (e pare la strada che stia percorrendo AirRiminum, ndr) ma vanno comunque fatti arrivare a Miramare. E anche in tal caso, oltre ai costi, ci vuole tempo».

Altri dubbi?

«Sì. I vigili del fuoco, la polizia, gli uomini della torre di controllo. Sono stati contattati? Nel caso in cui se ne vadano, riprenderli non sarà così semplice. Potrebbe volerci molto più tempo del previsto».

Cosa può dire delle nuove certificazioni?

«L’Enac ha detto che accelererà i tempi. Ma dal primo gennaio cambieranno le leggi europee e ottenerle sarà molto più difficoltoso».

Che cosa sapete di AirRiminum?

«Assolutamente nulla. Non sappiamo chi gestirà il Fellini: la società non si è mai presentata e non abbiamo mai incontrato nessuno. Sembra quasi una presa in giro. Il prefetto Claudio Palomba ha garantito per loro, ma lo stesso era avvenuto anche per il commissario ad acta, ma poi è saltato subito. Insomma non vorremmo che stessero usando anche lui. La sensazione è che dietro ci sia ancora la solita politica che si mette in mezzo. E possiamo già dire che è impossibile che il Fellini riapra fra due mesi».

Qual è la situazione dei lavoratori?

«Ufficialmente non abbiamo garanzie. C’è solo una promessa verbale, riferita dal prefetto, che i lavoratori verranno riassunti. Il problema è che le parole costano poco, mentre noi vogliamo i fatti. Sinora sono state dette tante bugie. Almeno ci fosse qualcosa di scritto».

Che idea vi siete fatti del bando Enac?

«Non vedo abbastanza trasparenza, questo bando è nato ed è stato scritto davvero male. Fossi l’Enac manderei tutto a monte. E francamente è difficile capire perché ancora non sia stato concesso l’accesso agli atti per accelerare i tempi. In caso di ricorsi, si farebbe comunque prima».

E la cassa integrazione?

«Durerà sino al 27 novembre, poi il curatore fallimentare Renato Santini ci ha garantito che verrà prorogata per altri sei mesi, dunque sino al 27 maggio. Dopodichè scatterà la mobilità. Ma non ci piace avere la cassa integrazione, il lavoro prima di tutto. Quindi vorremmo che si accelerassero i tempi delle riassunzioni. Stiamo anche battagliando per ottenere il Fondo del trasporto aereo».

C’è qualcuno a cui date la colpa per questo disastro?

«Stiamo valutando un’azione legale nei confronti della vecchia gestione di Aeradria per appropriazione indebita e peculato. Ci mancano un milione e 400mila euro di contributi che non sono stati versati e il Fondo trasporto aereo ancora non è stato pagato».

Qual è lo stato d’animo generale?

«I lavoratori sono a pezzi, distrutti, ma daranno il massimo sino alla fine. Le questioni aperte sono tantissime e siamo alla sbando più completo. L’importante ora è disegnare un futuro lineare, altrimenti fra due anni c’è il rischio di tornare a parlare degli stessi problemi. Ma la confusione è tale che sembra di essere su Scherzi a parte».

Quando pensa che riaprirà il Fellini?

«Non vedo tempi così brevi come dicono. Entro la fine di dicembre l’operazione non andrà in porto, anche se spero di sbagliarmi. Si potrebbe chiudere nel mese di marzo, in vista della prossima stagione estiva».

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