Il Sic e l'incontro con la comunità di Montetauro

Rimini

Tre anni fa, il 23 ottobre 2011, alla curva 11 del circuito di Sepang, in Malesia, il pilota corianese Marco Simoncelli perse la vita a soli 24 anni in sella alla sua Honda. Fu un colpo al cuore per tanti, tantissimi, tra coloro che lo avevano conosciuto, amato o anche solo seguito. Perché sembrava impossibile che quel ragazzo così giovane e sempre sorridente, così semplice eppure così grande in pista potesse non esserci più. La cerimonia funebre di Marco venne seguita da decine di migliaia di persone. Tanto che si dovettero allestire i maxi- schermi in quello che, in suo onore, diventò l’autodromo Marco Simoncelli. Lui aveva la capacità di arrivare dritto al cuore delle persone, di tutte le persone. Per capirlo, basta provare a guardare a quel Marco che non tutti conoscevano o che hanno conosciuto solo dopo la sua morte. Il pilota di motomondiale che andava a parlare di assetti della moto, categorie professionali, bulloni, freni, curve e come si governa una moto a 300 chilometri all’ora con i ragazzi disabili. Aveva cominciato a conoscere “La piccola famiglia dell’Assunta”, fondata da don Lanfranco Bellavista nel 1985, meglio conosciuta come Comunità di Montetauro a Coriano, tre o quattro anni prima di perdere la vita e a dicembre del 2008 si fermò un pomeriggio a raccontare la sua vita di giovane ventenne passato dalle minimoto al titolo di campione del mondo. Due ore intense passate a raccontare la vita da pilota, ma anche le difficoltà e i sogni di uno sport che lo sapeva emozionare tanto da portarlo a dire, in altre occasioni: «Vivo più io in cinque minuti su una moto che certa gente in una vita intera». Padre Gioacchino Vaccarini, che lo aveva conosciuto proprio negli incontri di Marco con la comunità, accompagnato dall’ex assessore Pier Giorgio Olivieri, usa due termini per ricordare com’era in quei momenti: «Aveva semplicità e gentilezza insieme, era alla portata di tutti, non aveva nessun problema a rapportarsi con i ragazzi, gli riusciva naturale». Alla comunità, che ospita una trentina di ragazzi con disabilità varie ma anche ragazze madri ed ex prostitute, poco distante dalla casa di Marco, conservano ancora la foto con Massimiliano e la dedica a Gabriele sulla foto della moto numero 58 “Per Gabriele grande appassionato di moto”. L’ultima volta che venne a trascorrere un pomeriggio in comunità era luglio del 2011, appena tre mesi prima di morire. «Marco fece vedere ai ragazzi un video delle sue gare e spiegava loro tutti i dettagli. Ricordo che i ragazzi poi gli facevano tante domande». «Non correre troppo», scherzò con lui don Lanfranco. Ma lui era così, amava il rischio e chiedere a un pilota di non correre è come chiedere a qualcuno di non respirare. «Un grande delle moto che si è fatto vicino ai piccoli, che ha saputo mettere a disposizione il suo tempo» ricorda suor Letizia Guerra.

Ancora oggi, a distanza di tre anni, a Coriano gli appassionati di moto arrivano a decine per vedere la sua “casa” o per mettere un fiore o una dedica accanto al monumento a lui dedicato. «Coriano ha cambiato volto dalla morte di Marco - ricorda il sindaco Domenica Spinelli – quando vado fuori lo dico sempre: Io sono il sindaco della città di Marco Simoncelli».

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