Rapinata 80enne: «Fai come dico o ti stupro»

Rimini

 

RIMINI. Si è tradito nel più classico dei modi: tornando sul luogo del “delitto”. Un 24enne albanese, Ener Sadiku, a distanza di 20 giorni, si è presentato a casa della donna 80enne rapinata la notte del 10 giugno, forse per “sondare” se la signora si ricordava di lui e se poteva averlo denunciato. L’anziana, un’ex coordinatrice dei giudici popolari, lo ha riconosciuto e segnalato alla polizia, che già aveva individuato il giovane come possibile autore del reato. Lo straniero è figlio della collaboratrice domestica che lavora per l’80enne e suo marito (affetto da Alzheimer), e i primi di luglio si è ripresentato dalla coppia dicendo di cercare sua madre. È stato proprio ascoltando i racconti della mamma che il 24enne ha appreso dei gioielli e dei soldi presenti in casa e così, la notte del 10 giugno intorno alle 4, si è introdotto nell’appartamento di via Flaminia attraverso il balcone al primo piano e ha svegliato la donna minacciandola di morte se non gli avesse consegnato denaro e oro. Per un’ora l’ha torturata con botte e minacce. Tirandola per i capelli e per un orecchio continuava a gridarle: «Dammi i soldi che ti servono per la malattia di tuo marito, dammi l’oro, se no ti ammazzo. Ti sparo in bocca, ho una pistola». E poi toccandole il seno: «Ti stupro, se non fai come ti dico ti stupro». L’80enne, terrorizzata, ha indicato un cassetto da dove lo straniero ha preso gioielli per 30mila euro e 800 euro in contanti. Prima di scappare, però, ha lasciato degli indizi che si sono rivelati utili agli investigatori della squadra mobile, guidata dal vice questore aggiunto Nicola Vitale. Da molti dettagli, come il fatto che il giovane fosse certo della presenza in casa di gioielli e che il marito fosse malato, la polizia aveva già capito che si trattava di una persona a conoscenza delle abitudini degli anziani, perché vicina a qualcuno che gravitava nell’ambito familiare. Inoltre, la donna rapinata ha riconosciuto l’albanese in occasione della sua “seconda visita”, i primi di luglio, per il vistoso tatuaggio su un avambraccio e l’accento dell’est, di cui aveva già informato la polizia dopo la denuncia sporta a poche ore dalla violenta rapina. Credendo di depistare le indagini, qualche giorno il raid, il 24enne si era spostato in Veneto dicendo ai familiari che stava cercando lavoro là. L’albanese è stato arrestato venerdì mattina all’aeroporto di Bologna in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Fiorella Casadei su richiesta del procuratore Davide Ercolani; si stava imbarcando su un aereo per fare ritorno in Albania.

 

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