Si è difesa prima di soccombere

Rimini

RIMINI. Nessuna delle quaranta ferite, alcune delle quali lesioni da difesa alle braccia, presenti sul corpo di Ivana Intilla, la trentenne uccisa dal marito, era in grado da sola di provocare la morte. Se ne deduce che la giovane donna, con ogni probabilità, è morta dissanguata. L’ipotesi del medico-legale che ha effettuato la prima ricognizione cadaverica (una dottoressa che ha stilato una accurata e dettagliata relazione al magistrato) passerà adesso al vaglio dell’autopsia, disposta dal pm riminese Paola Bonetti su entrambi i cadaveri.

Sulla dinamica dell’omicidio-suicidio non sembrano esserci dubbi da parte degli investigatori che escludono la presenza di terzi sulla scena del crimine, ad eccezione dei bambini, probabili unici testimoni della tragedia. Raffaele Ottaviani ha assalito a coltellate la moglie al culmine di una lite e poi, con la stessa lama si è inferto sette fendenti fino a uccidersi. Da dieci giorni erano ormai in fase di separazione, c’erano già gli avvocati di mezzo. Una scelta di Ivana che Raffaele non aveva accettato. Dopo una settimana di tensioni e discussioni, sabato, Raffaele ha deciso che non c’era altro modo di farla finita.

La sequenza di violenza è abbastanza chiara: lui che entra in casa, prende il coltello in cucina, la colpisce prima in salotto poi la segue in camera da letto dove la uccide e dove pochi minuti dopo si suicida. Mentre i gemellini erano sotto lo stesso tetto. Sono stati loro ad aprire la porta alla nonna materna arrivata in via Cabral verso le 16: una scena che non potranno facilmente dimenticare. Per aiutarli a superare il primo momento di choc i piccoli sono stati affidati ai servizi sociali, com’è prassi in questi casi, prima che il giudice dei minori stabilisca con chi debbano vivere. Ora le due famiglie si ritrovano divise dallo stesso dolore e dalla medesima preoccupazione per la sorte dei piccoli. C’è chi s’interroga sul silenzio dei vicini: «Ivana deve aver urlato a lungo e disperatamente». Per i funerali bisognerà attendere il nullaosta della procura che arriverà solo una volta eseguita la doppia autopsia. Oggi è previsto il conferimento dell’incarico. L’esame medico-legale chiude di fatto l’inchiesta che non prevede, al momento, altri interrogatori né atti d’indagine. I carabinieri non hanno trovato alcun biglietto d’addio da parte dell’uomo. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare da parte sua un gesto del genere.

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