Troppo degrado, l'ex Sangiovesa rasa al suolo

Rimini

RIMINI. Troppo degrado nell’area dell’ex Sangiovesa a mare, i residenti si lamentano, raccolgono le firme, vanno dalla polizia municipale, i proprietari non intervengono nonostante i solleciti e il Comune usa il pugno duro: prima una multa per qualche migliaio di euro e poi la mossa a sorpresa, la demolizione prevista entro il mese di novembre. E’ diventato un braccio di ferro che non ha fine quello tra l’amministrazione comunale e la Ricostruzione edilizia marina adriatica srl (Rema), società controllata dalla famiglia Maggioli.

I rapporti si sono incrinati quattro anni fa, quando nel 2010 il Tribunale di Rimini, con sentenza di primo grado, accogliendo l’istanza di Palazzo Garampi, ha dato al Comune 16mila metri quadri di aree destinate a verde pubblico e parcheggi tra via Beccadelli e piazzale Kennedy. Zone che sembrava appartenessero alla Rema, in base a un vecchio contratto degli anni Quaranta, ma su cui invece ha prevalso il diritto di usucapione da parte del Comune. In mano ai Maggioli - con a capo Manlio, ex presidente Camera di commercio, e il figlio Paolo, presidente di Unindustria - sono però rimaste le aree occupate dalle pedane con sovrastanti il grande gazebo dell’ex Sangiovesa, tra il lungomare Tintori e via Paolo e Francesca .

Poca roba, insomma, che però è stata lasciata in stato di abbandono, tanto che i residenti hanno raccolto centinaia di firme per una petizione e sono piovute lamentele al comando della polizia municipale per il totale degrado che ormai dilagava nella zona. Una situazione che ormai andava avanti da anni e su cui sembrava non ci fosse rimedio

Dal Comune fanno sapere che «in seguito ad accertamenti edilizi, con ordinanza notificata nel febbraio 2014, è stata ingiunta alla proprietà Rema srl la demolizione delle opere abusive, pedana e gazebo». Non solo: «Successivamente al sopralluogo tecnico eseguito nel mese di luglio, è stata segnalata la situazione di degrado della struttura e abbiamo disposto gli opportuni interventi di messa in sicurezza: recinzione e cartelli di avvertimenti di pericolo».

I risultati però non sono arrivati. Già perché sempre da Palazzo Garampi spiegano gli sviluppi della vicenda: «Non avendo la società ottemperato all’ordine di demolizione nel termine di novanta giorni previsto dalla legge, abbiamo dato seguito al procedimento sanzionatorio, finalizzato all'acquisizione in proprietà dell’opera abusiva ed alla sua demolizione». Il Comune parla di “opera abusiva” perché proprio su quelle strutture i Maggioli avevano chiesto un condono che però non è arrivato.

Quindi l’epilogo a sorpresa: oltre a una multa da diverse migliaia di euro (si va da un minimo di 2mila a un massimo di 20mila), entro il prossimo mese di novembre l’amministrazione raderà al suolo tutto quanto. In attesa di un nuovo capitolo dello scontro che sembra non avere fine. (simone mascia)

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