Il curatore: «Se il Fellini va avanti qualcuno si deve accollare le spese»

Rimini

 

RIMINI. «Punto a chiudere la mia attività in aeroporto entro il 31 ottobre». Il curatore fallimentare Renato Santini ha le idee chiare e non ha intenzione di prolungare oltre il suo incarico nello scalo di Miramare.

Santini, chiederà la proroga dell’esercizio provvisorio?

«Sto facendo tutto il possibile perché il passaggio di consegne avvenga entro fine mese. Fermo restando che la situazione è in divenire e che ad oggi con me non si è fatto vivo nessuno».

Il tribunale dice che la proroga la deve chiedere lei e che non lo ha ancora fatto?

«La proroga potrebbe chiederla anche il comitato dei creditori ma tutto è legato a ciò che vuole fare la nuova cordata. Malgrado l’aggiudicazione sia ancora parziale, un accordo si può trovare. Spero che AirRiminum si metta in contatto con me, perché oggi, obiettivamente, non saprei neppure con chi parlare».

E se non lo fanno?

«Da parte mia c’è la massima volontà di risolvere la situazione. Però è noto che nei mesi invernali l’aeroporto lavora in perdita e se lo scalo vuole rimanere in pista, qualcuno il conto lo deve pagare. Le masse dei creditori non possono farsi carico delle spese dell’aeroporto».

I tempi sono molto stretti...

«In realtà il bando Enac scadeva il 9 giugno, ma si sono accumulati ritardi e l’aggiudicazione è slittata di un mese e mezzo. Se fosse avvenuta entro luglio, ci sarebbero stati molti giorni in più. Ma i disguidi tecnici possono capitare».

Ha notizie di AirRiminum?

«Sono ansioso di conoscerli, purtroppo non li ho mai visti: neppure prima del bando per ottenere la documentazione. Ho parlato con tutti tranne che con loro. Aspetto fiducioso, che si possa gestire insieme il passaggio di testimone«.

Quale sarà il futuro dei lavoratori?

«Dal punto di vista economico per i lavoratori non cambia nulla, perché sono coperti dalla cassa integrazione sia che l’aeroporto resti aperto o che chiuda. Al di là della busta paga, però, la vera preoccupazione è quanti di loro saranno confermati dalla nuova società. Anche in tal caso, un colloquio con la cordata vincitrice sarebbe fondamentale. Cosa dobbiamo fare? I dipendenti vanno messi tutti in mobilità e poi riassunti. Ci sono tanti aspetti operativi, pratici e giuridici, che andrebbero gestiti insieme».

AirRiminum sarà obbligata a trattare con lei per i beni di Aeradria?

«Purtroppo no. Non c’è alcuna imposizione di legge, dunque non hanno obblighi. Noi siamo proprietari di scalette, attrezzature, beni immateriali e rapporti commerciali, ma le infrastrutture, la pista e tutto il resto, ora è in mano a chi ha vinto il bando. E’ difficile pensare che non vi sia un passaggio di consegne. Io a chi li do tutti i beni mobili inventariati, che comunque valgono dei soldi? Se AirRiminum diventasse proprietaria del compendio aziendale e rilevasse in qualche modo il personale che ci lavora, sarebbe molto più facile ottenere la certificazione necessaria per guidare il Fellini, perché così verrebbe garantita la continuità dell’aeroporto».

Dunque il nocciolo non è tanto l’offerta economica...

«Il problema è l’oggetto, cioè l’azienda. AirRiminum presentando un’offerta per sedie e scrivanie, si assicurerebbe soprattutto il passaggio dell’attività che favorisce la certificazione. Per un aeroporto la continuità dei voli è un asset fondamentale».

E se la cordata non offrisse nulla per i beni di Aeradria?

«Se dovessero partire da zero, la chiusura dello scalo diventerebbe molto più probabile. Anche l’Enac dovrebbe azzerare tutto e verificare di nuovo le procedure. E per farlo l’Ente si prende tre mesi di tempo».

Che cosa succederà?

«Io sono qui, pronto a fornire la massima collaborazione. Il mio obiettivo è mantenere l’aeroporto aperto, chiuderlo non mi diverte affatto. I tempi per effettuare un rapido cambio di gestione ci sono e spero che la questione si possa gestire il più in fretta possibile. Ma più il tempo passa e peggio è».

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