Amore e semplicità, i francescani portano la gioia nel cuore di Rimini

Rimini

 

RIMINI. C’è suor Bupe che spiega come dopo Zambia, Cuba e Malawi l’ordine delle suore missionarie di Assisi abbia deciso di aprire una missione negli Stati Uniti. «A nessuno lì mancava un pasto, ma non avevano con chi condividerlo. Ci hanno fatto credere che la povertà sia solo materiale, ma non è vero. La povertà più grande è la solitudine». Lo racconta dal suo stand del festival francescano di piazza Tre Martiri (che durerà fino a domenica) dove sono esposti tanti souvenir realizzati nelle varie parti del mondo: Cambogia, Africa, Giappone. Chi vuole può lasciare un’offerta per le missioni. Di fronte le Clarisse francescane missionarie del santissimo sacramento fanno “centrare la gioia”: a seconda che con una pallina si colpisca mano, occhi, sorriso o bocca in un disegno di un volto si dovrebbe capire dove trovare la gioia. Ed è con gioia che accoglie i curiosi Concetta Amendola, 28 anni, che tra pochi mesi prenderà i primi voti. «Fino a sei anni fa, frequentata l’università, volevo fare tutt’altro poi ho cominciato a riflettere su cosa mi rendesse veramente felice e da lì ho iniziato questo cammino». E presto seguirà le sorelle che, sparse tra varie sedi in Emilia Romagna, Romania e in diversi Stati del mondo oltre ad alcune scuole sparse tra varie continenti, vivono e si occupano di mamme e bambini.

Non è un caso se il festival – giunto quest’anno all’ultima edizione riminese, come è nella tradizione francescana dovrà cambiare luogo – quest’anno sia stato dedicato all’essere “liberi nella gioia” in un «invito a condividere questo atteggiamento con tutte le creature», spiega Alessandro Caspoli, presidente del festival. Qui la crisi è acqua passata. E’ questo il posto dove si può trovare tra i vari stand il libro “C’era una volta la crisi. Le ragioni per sperare” di Leonardo Becchetti (che sarà oggi alle 11.30 al tempio per parlare di economia sostenibile) oltre a una vera e propria marea di titoli dedicati alla felicità o si può assistere ai laboratori sulle emozioni finalizzati alla mediazione del conflitto (“La gioia del quotidiano” oggi dalle 10 alle 12 in piazza Cavour), pratiche che possono essere di uso quotidiano ma che vengono usate soprattutto nei quartieri multietnici. «Fraternità, condivisione, semplicità» sono infatti le parole chiave del movimento francescano, come racconta fra’ Valerio di Imola che per l’occasione ha preparato un gioco con cui far conoscere le varie missioni sparse per i continenti. Ma tra chi lavora al festival ci sono anche i volontari, un centinaio nelle tre giornate, provenienti soprattutto dalla regione. «La bellezza del festival è che si entra in un attimo in contatto con tutti in scambi di vita vissuta», racconta Caterina da Vignola. Oltre a relazioni, incontri, confronti, questa edizione ha visto anche la partecipazione di tanti bambini delle scuole, circa settemila, che, esortati dai francescani si sono cimentati nei vari giochi preparati per loro. Si gioca anche con i laboratori di scrittura creativa (oggi dalle 15 alle 17 in piazza Cavour) o con la sostenibilità con un laboratorio sul consumo consapevole di acqua domani dalle 9.45 alle 12 in piazza Cavour). Ma felicità vuol dire anche no al dolore: ed è per questo che oggi, alle 15, sul sagrato del tempio, William Raffaeli e Giovanni Salonia parleranno di come “Attraversare il dolore”, in occasione della giornata internazionale contro il dolore.

Con l'apertura del festival è iniziato il cammino che porterà il 23 novembre a Roma alla canonizzazione del primo santo riminese, fra’ Amato Ronconi, beatificato nel 1776. Il tempietto resterà aperto nei tre giorni del Festival (da oggi a domenica 28) dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.

 

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