Fogne, salgono a 4 gli indagati

Rimini

 

RIMINI. Erano le 4 della notte tra il 7 e l’ 8 giugno del 2012, quando una pattuglia del reparto aeronavale della guardia di finanza della caserma di via Lucio Lando, ha sorpreso l’autista di una società specializzata nello stoccaggio di materiali di risulta da escavazioni e demolizioni mentre “spianava” una duna di sabbia e liquami per ripristinare la foce dell’Ausa nel tratto finale di piazzale Kennedy sulla battigia del bagno 28.

Una vera e propria montagna di colibatteri come avevano stabilito le analisi urgenti eseguite dell’Arpa il giorno precedente, dopo la comparsa di una macchia “oleosa” nel mezzo del canale Ausa. Alla domanda di cosa stesse facendo e, soprattutto, per conto di chi, senza problemi rispose: sto lavorando per conto del Comune di Rimini.

Alla luce di questi fatti il pubblico ministero Davide Ercolani ha aperto il fascicolo e iscritto nel registro degli indagati della procura di Rimini, uno dopo l’altro, il legale rappresentante della società cui era stato conferito l’incarico, un dirigente e due funzionari dei lavori pubblici del Comune, la catena di comando che aveva portato a questa operazione. L’ipotesi di reato contestata: tentato danneggiamento aggravato di bene esposto alla pubblica fede, che nella circostanza si chiama mare. Tra lunedì e ieri pomeriggio, l’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato ai legali dei quattro indagati: gli avvocati Moreno Maresi (per il padroncino e l’alto dirigente), Luca Greco e Carlo Alberto Zaina per i funzionari di palazzo Garampi. E' il primo stralcio del più ampio fascicolo, aperto dal pm Ercolani sugli scarichi a mare e le fogne riminesi, che arriva a conclusione.

 

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