Inchiesta sulle fogne, primi tre indagati

Rimini

RIMINI. Un dirigente, un funzionario e un dipendente del Comune di Rimini sono indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle fogne con l’accusa di danneggiamento di acque pubbliche previsto dall’articolo 635 del codice penale (secondo comma). E’ quanto risulta, indirettamente, dall’albo pretorio del Comune di Rimini.

L’ente, infatti, non intravede alcun conflitto di interessi e quindi provvede ad anticipare le spese legali dei propri dipendenti (saranno restituite solo in caso di condanna definitiva che accerti dolo o colpa grave da parte loro). Il bene pubblico da tutelare, nell’interpretazione degli investigatori, è il mare. Si tratta di un filone a parte rispetto all’inchiesta “madre” sugli scarichi, rimasta in “sonno” durante l’estate, che ipotizza, finora senza riscontri, i reati di lesioni personali colpose ed epidemia colposa a carico di ignoti. Il danneggiamento, almeno in teoria, è meno difficile da provare perché, a prescindere da prelievi e tabelle, possono essere sufficienti anche fotografie o immagini che documentino la presenza di coltri di schiume, acque colorate, ammassi nerastri direttamente ricollegabili a una fonte di immissione. E’ ad esempio il caso di un esposto presentato due anni fa da un gruppo di cittadini che documentarono lo sversamento sospetto di liquido nero nel canale dell’Ausa da parte di una autobotte che poi si è scoperto essere al servizio del Comune. Il video, postato all’epoca su Facebook nella bacheca della “Rimini che vorremmo”, aveva indignato gli utenti. Grazie all’inchiesta il tema del sistema fognario, che quando piove riversa schifezze in mare, è balzato da tempo ai primi posti dell’agenda politica. Riguardo all’episodio documentato filtrarono delle spiegazioni da parte di palazzo Garampi: non si trattava di liquami e l’operazione “sospetta” altro non era che una normale manovra di pulizia, appaltata a una ditta specializzata, di un tubo tra l’altro danneggiato. La Procura, però, ha cercato di approfondire le informazioni sulla regolarità dell’operazione: le informazioni di garanzia sono un atto di garanzia per gli interessati, difesi dagli avvocati Luca Greco e Carlo Alberto Zaina.

Intanto, con la stagione turistica alle spalle, gli investigatori faranno presto il punto sul da farsi, anche alla luce delle conclusioni delle consulenze. Coordinati dal procuratore capo Paolo Giovagnoli e dal sostituto Davide Ercolani, sulla vicenda indagano militari della sezione navale della Guardia di finanza e carabinieri.

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