Nascono i fratelli di genitori diversi

Rimini

 

RIMINI. Si terrà all’ospedale di Cattolica la prima fecondazione eterologa incrociata d’Italia. Uno scambio di gameti fra due coppie che hanno entrambe un partner sterile.

Il sogno di avere un figlio è nelle mani di Carlo Bulletti, direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione. Un intervento in programma il prossimo ottobre.

Un passo indietro. Nell’aprile scorso la Corte costituzionale ha fatto cadere l’ultimo pesante veto legato alla Legge 40 che vietava la fecondazione assistita e, più in particolare, l’inseminazione eterologa. Una decisione che ha dato il via libera alla donazione di ovociti da parte della donna e di spermatozoi da parte dell’uomo per permettere alle coppie che ne avessero la necessità di dare alla luce dei bambini, senza più doversi rivolgere in cliniche specializzate all’estero. All’inizio di settembre il tavolo delle Regioni ha definitivamente ratificato il provvedimento. Ora si entra nella fase concreta che permette di esplorare anche nuove frontiere.

L’unione fa la forza. Due coppie hanno detto sì alla fecondazione incrociata. Da un lato dei coniugi della provincia di Rimini, dall’altro una coppia di fuori regione che, in base a ciò che stabilisce la legge, non si dovranno conoscere mai.

A raccontare procedure e speranze al quotidiano La Repubblica è una donna riminese di 37 anni che, dopo anni di delusioni, non vede l’ora di abbracciare il suo bambino.

«Ho provato per anni ad avere figli in modo naturale, ma non ci sono mai riuscita. Così io e mio marito abbiamo effettuato degli accertamenti clinici». Di qui l’amara notizia: «Ho scoperto di essere in menopausa anticipata, quindi sterile. Mentre gli esami di mio marito erano perfetti. L’unica soluzione possibile è quella di ricorrere alla fecondazione assistita». A condividere timori e speranze ci sarà una coppia in qualche modo complementare: donna perfettamente fertile, lui sterile. Per questo all’ospedale di Cattolica prospettano ai quattro la possibilità di procedere con l’eterologa incrociata «la più rapida come tempi» ottenendo un doppio sì.

Sconforto e fiducia. La donna ricorda le delusioni del passato: «Ho provato per quattro volte con la fecondazione assistita nelle strutture private, ho speso oltre 4mila euro ogni volta, ma non sono mai riuscita a rimanere incinta. E fortunatamente non abbiamo problemi economici, a differenza di altre coppie che hanno dovuto chiedere dei prestiti per andare all’estero ad avere un bambino. Solo dopo ho scoperto di essere sterile. E mentre anche noi stavamo valutando l’idea dell’eterologa, ovviamente in Paesi stranieri, è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione».

Cresce l’attesa. La 37enne riminese ora si augura che il suo massimo desiderio possa venire esaudito: «Mi sembra troppo bello per essere vero, dopo tante delusioni ci vado con i piedi di piombo». Sa che con l’altra coppia non può avere contatti: «Non li conosco e non li vedrò mai, a meno che non cambino le leggi. Non ci incontreremo per i prelievi, per l’impianto, né al parto (anche se avvenisse lo stesso giorno), perché sono di un’altra regione». Con loro, però, condivide qualcosa di importantissimo: «Unendo le nostre forze e le nostre debolezze, scambiandoci i gameti, forse riusciremo ad avere una famiglia. Il figlio che tanto desideriamo». Infine, su una cosa è sicura: «A mio figlio spiegherò tutto. Non so né come né quando, ma voglio che sappia che è nato da un atto d’amore».

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