Riciclaggio, arrestato Fiorenzo Stolfi

Rimini

SAN MARINO. Riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata alle mazzette, al voto di scambio e a condizionare la vigilanza bancaria. Ipotesi di reato che pesano come macigni e che, almeno nelle prime ricostruzioni, sembrano poter cambiare la storia politica di San Marino. E’ sulla scorta di queste accuse che, ieri pomeriggio, per il presunto rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove, dopo la perquisizione nel suo studio e nella sua abitazione, su ordine del tribunale di San Marino, è stato arrestato Fiorenzo Stolfi, tra i più noti segretari di Stato della storia politica contemporanea del Titano. Uomo di punta del Psd, è stato ministro agli Esteri, alle Finanze e all’Industria: finisce in carcere dopo che, il 23 giugno scorso, venne arrestato anche lo storico leader democristiano Claudio Podeschi. Sequestrata la sua Porsche e appartamenti tra cui un immobile di lusso a Miramare: rintracciati conti correnti milionari e altre proprietà sparse tra il Titano e l’estero. Arrestato anche un piccolo imprenditore edile (Moris Faetanini) che, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da prestanome a Stolfi.

Choccata ma non sorpresa la politica sammarinese: da tempo si vociferava di un altro arresto eccellente in arrivo, dopo quello di Podeschi.

Tutto prende inizio dall’inchiesta principe sul conto Mazzini, nella quale Stolfi già figurava indagato per corruzione. E’ da lì che, alla ricerca di presunte mazzette e riciclaggio, il pool “Mani pulite” del tribunale di San Marino (i commissari della legge Alberto Buriani, Simon Luca Morsiani e Antonella Volpinari, firmatari dell’ordinanza di arresto fatta partire ieri) ha allargato l’indagine fino ai giorni nostri e ad altri rapporti finanziari. Stando alle ipotesi degli inquirenti, Stolfi avrebbe fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata non solo al riciclaggio (per diversi milioni di euro) e alla corruzione, ma anche all’acquisizione di attività economiche in particolare nel settore finanziario e immobiliare; al condizionamento delle istituzioni e dell’autorità di vigilanza bancaria; al condizionamento della libertà di voto. L’arresto sarebbe però scattato per il rischio di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato: per gli inquirenti continuava quindi a riciclare somme ottenute illecitamente. Quale indagato per il conto Mazzini (l’inchiesta sul libretto depositato all’ex Banca commerciale e attraverso cui passarono circa cinque milioni di euro, ritenuto il frutto di una maxi corruzione), Stolfi venne anche già ascoltato dal commissario della legge Morsiani: un paio di mesi prima si era presentato spontaneamente disconoscendo le “sue” firme ai prelievi di denaro contestati. Sull’ex segretario di Stato agli Esteri, almeno politicamente, pesava già la censura della commissione antimafia su Fincapital quella che lo “condannò” per i presunti rapporti col boss camorrista Franco Vallefuoco. Assieme al Psd, Stolfi decise di non presentarsi alle elezioni del 2012: è comunque rimasto nella direzione del partito dove ha sempre mantenuto un ruolo molto importante.

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